Ambiente

Il “mare del Po”: gli effetti del climate change, il cuneo salino che mette in ginocchio i campi

di Angelo Vitale -


Il climate change da alcuni negato o trascurato è la causa di numerosi fenomeni che si accelerano e si intensificano. Uno tra questi è quello dell’innalzamento del livello del mare. Notizia non nuova ma che però, per risultare evidente a tutti, può essere illustrata con la serie di ripercussioni sullo stato dell’idrosfera, l’insieme delle acque presenti sulla Terra.

Una definizione che serve a poco, se commisurata ad un quadro generale. E che invece può essere utile, se rappresentata con un esempio ancora più concreto, quello che racconta il “cuneo salino” che si manifesta poiché, quando la portata del fiume è troppo debole e la pressione dell’acqua marina sulle zone costiere è alta, quest’ultima riesce a risalire lungo il corso del fiume, invadendo le acque dolci.

Il cuneo salino, detto anche “intrusione marina” sta ammalando il nostro fiume più noto, il Po. “Attualmente il Mar Adriatico – riferisce un paper del Centro Studi Divulga – sta fluendo in alcune parti del Po provocando, di riflesso, molteplici danni ai raccolti e alle coltivazioni. Le condizioni idrologiche di siccità estrema dell’estate 2022 hanno fatto raggiungere il valore di portata minimo storico pari a circa 100m3/s”.

Non solo: “Nel mese di luglio dello stesso anno il cuneo salino del Po si è spinto nell’entroterra per una percorrenza decisamente oltre il livello critico, raggiungendo un tratto di 36km nel ramo Pila e 39km nel ramo Goro. Le rilevazioni effettuate dall’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po a luglio 2023, riportano valori più bassi pari a 18 e 20km, rispettivamente, nei due rami”.

Un fenomeno gravissimo: “L’intrusione marina può avere effetti negativi sull’agricoltura poiché l’acqua salata che si propaga nei corsi di acqua può contaminare le riserve d’acqua dolce, rendendole inadatte per l’irrigazione. Inoltre, la penetrazione dell’acqua salata può contribuire ad accelerare il processo di inaridimento delle zone costiere, provocando danni alle colture che richiedono acqua dolce”.


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