Il mandato di arresto per Netanyahu divide il mondo
La richiesta di mandati di arresto del Procuratore della Cpi, Karim Khan, contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant, oltre che contro i leader di Hamas, ha sollevato un polverone, non solo a Tel Aviv. “Uno scandalo. Questo non fermerà né me né noi”. Così Netanyahu ha definito durante una riunione del Likud la decisione di Khan. Sprezzante il commento di Gallant: “Israele non riconosce l’autorità della Corte”.
Dello stesso tenore le parole pronunciate dal presidente degli Usa, Joe Biden: “La richiesta del procuratore della Corte Penale Internazionale di mandati di arresto contro i leader israeliani è scandalosa”.
Al capo della diplomazia italiana, Antonio Tajani, non è piaciuta l’omogeneità di trattamento tra le parti. “Non siamo d’accordo con la scelta del procuratore della Corte dell’Aia che ha proposto un mandato d’arresto, parificando Israele ad Hamas. Non si può equiparare un paese democratico, con un governo democraticamente eletto, con un’organizzazione terroristica”, ha detto Tajani, intervenendo a un evento a Roma.
Diversa la posizione di Parigi. Il ministero degli Esteri francese ha affermato in una nota di sostenere la Corte penale internazionale, la sua “indipendenza e la lotta contro l’impunità in tutte le situazioni”.
La Cina ha affermato di sperare che la Cpi mantenga una posizione “obiettiva”: “Speriamo che la Cpi mantenga una posizione obiettiva e imparziale, ed eserciti i suoi poteri in conformità con la legge”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, chiedendo la fine della “punizione collettiva del popolo palestinese”.
Secondo un analista del Washington Post, Israele ha deciso di ridimensionare i piani per una grande offensiva contro Rafah per agire in modo più limitato nella città del sud della Striscia di Gaza, dopo aver discusso della questione con gli Stati Uniti. Sulla base di conversazioni con funzionari non identificati a conoscenza dei fatti, David Ignatius ha scritto che l’opzione precedente di inviare due divisioni sul posto non si concretizzerà e che le operazioni saranno più circoscritte. Il “dietrofront” è piaciuto Washington, che non solleverà obiezioni.
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