Il macabro piano del barman killer
di RITA CAVALLARO
Giulia Tramontano e il suo bambino mai nato, due vittime innocenti degli inganni, del tradimento, dell’amore criminale. Di un uomo che avrebbe dovuto proteggerli e che invece ha deciso di ucciderli, senza alcune emozione e nessuna pietà. Gli investigatori, infatti, contestano anche l’aggravante della premeditazione ad Alessandro Impagnatiello, il barman dei vip di 30 anni che, nella notte di ieri, è crollato davanti ai carabinieri, confessando l’orrendo delitto e portando gli inquirenti nella zona boschiva dove aveva gettato come spazzatura il corpo di Giulia, 29 anni di origini campane, scomparsa lo scorso sabato sera dalla casa di Senago, nel Milanese, dove conviveva con il suo Alessandro.
LA DOPPIA VITA
“L’ho uccisa io a coltellate e ho tentato di bruciare il corpo”, ha ammesso Impagnatiello nell’interrogatorio, quando gli investigatori hanno messo il barman davanti a una serie di prove, tra cui le tracce di sangue trovate nel suo suv e nell’appartamento di Senago, dal quale la ragazza sembrava svanita nel nulla dopo una furiosa lite, l’ennesima scoppiata a causa delle bugie del fidanzato e della doppia vita del giovane, che aveva un’amante ignara di essere l’altra donna. Una collega americana, che lavorava con Alessandro all’Armani Cafè di Milano e che, venuta a conoscenza dell’esistenza della “fidanzata ufficiale” si è resa conto della vita parallela del compagno. Allora aveva incontrato Giulia, proprio quel sabato, in un appuntamento al locale durante il quale la vittima era rimasta sconvolta dalla scoperta che pure l’amante era rimasta incinta, ma aveva dovuto rinunciare al bambino per l’insistenza del barman, già padre di un bimbo di sei anni, a interrompere la gravidanza. E Alessandro, saputo del confronto tra le due fidanzate, avrebbe architettato il piano per liberarsi da quel giogo. “La cosa più grave è che qualifichiamo questo omicidio come un omicidio premeditato, un omicidio che le indagini, le chat, le ricerche su internet, le immagini ci dicono che l’assassino prima di incontrare l’ultima volta la sua vittima aveva già in animo di ucciderla”, ha detto ieri il comandante provinciale dei carabinieri di Milano, il generale Iacopo Mannucci Benincasa, in conferenza stampa. Alessandro, infatti, poco prima che la compagna tornasse a casa, ha cercato sul web informazioni su come uccidere una persona e disfarsi del corpo.
SONO LIBERO
Subito dopo aver ammazzato a coltellate Giulia e il piccolo Thiago (questo il nome che la giovane aveva scelto per il suo bambino), Impagnatiello, con un’incredibile freddezza, ha indossato i guanti e ha fatto scempio di quel corpo di donna alla quale lui ha negato la gioia di diventare mamma. Prima ha messo il cadavere nella vasca da bagno e l’ha cosparso di alcol, dandogli fuoco, ma non è riuscito a trasformarlo in cenere. Così ha trascinato il cadavere in giardino e ha tentato di bruciarlo con la benzina, senza esito. Alla fine ha abbandonato Giulia in un’intercapedine di un boschetto vicino a casa, si è tolto la maschera da assassino e ha messo ancora quella da bravo ragazzo. Poi ha cercato di incontrare l’amante, dicendole che la compagna se ne era “andata”, che da quel momento lui era un “uomo libero” e che potevano stare insieme senza alcuna intromissione. Inoltre avrebbe screditato la vittima con una serie di bugie, sostenendo addirittura che “quel figlio che aspetta non è mio”. E per dimostrare che Thiago era il bimbo di un altro uomo, avrebbe falsificato un test di paternità, che mostrava la totale incompatibilità del suo dna con quello del nascituro. L’americana, però, non aveva voluto incontrarlo perché, dopo l’incontro con Giulia e la strana sensazione scaturita dall’aver notato Alessandro con dei guanti in lattine ben nascosti, aveva troppa paura di quel contraddittorio a tarda notte. Il barman ha, tra l’altro, mandato una serie di messaggi dal cellulare di Giulia: sarebbe stato lui, fingendosi la vittima, a rispondere ai familiari della compagna. “Sono stanca, vado a letto”, ha scritto a tutti. Ma quando la giovane è svanita nel nulla, i genitori, allertati dalla situazione, erano immediatamente partiti dalla Campania alla volta di Milano. Fin dal primo momento hanno capito che Giulia non se n’era andata, ma era stato Alessandro a ucciderla. Impagnatiello, subito dopo la confessione, è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso. Il pm di Milano Alessia Menegazzo contesta all’indagato anche l’aggravante della premeditazione ed è convinta che ancora non sia emerso tutto l’orrore della terribile storia.
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