Editoriale

Il lato oscuro del Superbonus

di Tommaso Cerno -


Il lato oscuro del Superbonus

di TOMMASO CERNO

Come la luna ha un lato oscuro. C’è uno scherzo del destino dentro lo scherzo dei conti pubblici, che si aggancia alla grande rapina delle case che sta per cominciare in Italia. Perché il Superbonus non ha solo prodotto l’impazzimento dei conti pubblici, ma anche un incagliamento dei crediti su cui si sono mossi i finanzieri per trasformarli in capitali con cui comprare, in pratica a spese nostre, quelle che saranno state le nostre case di un tempo. L’Identità vi ha raccontato in queste settimane la grande operazione immobiliare che sta per partire.

Mentre circa 10 milioni di proprietari di abitazione in Italia cominciano a soffrire i costi del Paese, i tassi della Bce che hanno alzato i mutui, l’inflazione e il caro energia e non hanno i soldi per affrontare nei prossimi mesi la transizione ecologica che costerà sul patrimonio immobiliare italiano non ancora adeguato circa mille miliardi di euro, pari a una cifra compresa fra i 35 e i 65 mila euro a cranio per i proprietari privati, al confine sono pronti 42 fondi sovrani con un patrimonio di 4500 miliardi di euro da investire in abitazioni. Una parte ingente di questi soldi deriva dalla nostra faciloneria sui conti pubblici. Quando in tempo di Covid il governo Conte due lanciò il Superbonus ci disse che in pratica l’Italia era pronta a regalare gratis gli adeguamenti delle abitazioni a milioni di persone. Doveva già suonarci strana, ma messi come eravamo ce la siamo fatta piacere.

E così oltre ad avere visto quell’11% di Pil del tutto inutile al Paese essere sostituito da una depressione che è presto seguita, anche causa guerra in Ucraina, quella che doveva essere la nostra ripartenza, ci siamo trovati invischiati in un affare più grande di noi. Un affare che ha due facce. La prima faccia sono gli oltre 100 miliardi di debiti che l’Italia dovrà pagare, cioè noi cittadini contribuenti dovremmo pagare, per fare fronte ai crediti già emessi per questa grande ristrutturazione che di fatto ha arricchito pochi grandi gruppi e messo in ginocchio centinaia di aziende normali. Ma non bastasse questo, c’è un secondo fenomeno di cui in Italia ovviamente nessuno parla.

A un certo punto dell’operazione Conte le banche che si trovavano ad emettere i crediti che occupavano rispetto al loro patrimonio lo stesso spazio dei mutui hanno dovuto smettere di farlo. Questo ha generato una quantità enorme di soldi virtuali. E i finanzieri più scaltri d’Italia e dei Paesi con cui noi ormai da anni facciamo queste operazioni di spericolato capitalismo hanno capito che quei crediti potevano diventare soldi. Ma non soldi per i proprietari delle case che aspettano ancora i loro cappotti.

Al contrario soldi per i nuovi proprietari, quelli che si presenteranno quando il cappotto non sarà finito, per comprarsi le nostre case. E così con l’aiuto della Banca d’Italia hanno ottenuto le certificazioni per poter acquistare questi crediti e costruire all’estero delle operazioni insieme ai grandi fondi che stavano studiando l’ingresso in Italia per generare miliardi di euro da investire entro pochi mesi nel nostro Paese e da mettere a reddito intensivo per i prossimi 10 anni. E cosa c’è di meglio del mattone per garantirsi quella redditività stabile che il patrimonio unico delle nostre case, in Italia, ci aveva garantito per decenni?

I conti sono presto fatti, solo che i conti non riguardano le famiglie italiane che avevano magari da generazioni investito sulla casa di proprietà e sul mattone. Perché sono ormai milioni quelli che devono prepararsi ad aprire un bel dizionario e rileggersi bene la definizione della parola inquilino, della parola affitto, della parola pigione.


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