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Il Krav Maga: la tecnica che fortifica l’anima di Israele

di Redazione -


Il Krav Maga: la tecnica che fortifica l’anima di Israele

di FRANCESCA BOCCHI

La nascita di questa disciplina coincide con quella dello stato d’Israele, nel 1948. Il Krav Maga viene adottato per la prima volta dalla Israeli Defence Force (Forze Armate Israeliane) quale metodo di difesa personale e combattimento corpo a corpo. È proprio questa sua origine che lo rende differente dalle arti marziali classiche. La sua storia in un contesto come quello militare, che non lascia molto tempo alla teoria, spiega il motivo per cui il metodo si basi sull’importanza di imparare velocemente la tecnica: in una situazione reale ciò che conta non è seguire le regole impartite dalla teoria, bensì reagire velocemente per riuscire a salvarsi. Federico Fogliano, istruttore IKMF dal 2003,direttore nazionale di IKMF Italia dal 2012 è stato uno dei primi istruttori italiani ed ha attualmente il più alto grado italiano: Expert 3.

Qual è l’origine del Krav Maga?

“So that one may walk in peace” Così che ciascuno possa camminare in pace. Questo era il motto del padre fondatore del Krav Maga, Imi Lichtenfeld. Imi nasce a Budapest in Ungheria nel 1910 e cresce nella città di Bratislava, dove esercitava varie attività fisiche, principalmente la ginnastica e partecipava ai corsi di difesa personale, tenuti dal padre Samuel. Era un atleta dotato, infatti, vinse molti premi a livello nazionale e internazionale in ginnastica, boxe e lotta. Durante gli anni ’30, Imi approfondì le sue abilità per le vie di Bratislava proteggendo se stesso e i suoi amici dai criminali e dagli attacchi antisemiti dei nazisti. Da giovane partecipò a numerosi scontri che affinarono la sua personale conoscenza nella differenza tra una lotta da strada e una competizione con regole. Iniziarono a delinearsi i principi fondamentali del Krav Maga. Imi fu uno dei fondatori dell “Haganah”, un’organizzazione paramilitare della comunità ebrea e combattè per l’indipendenza di Israele. Durante il servizio nell’Haganah, Imi perfezionò il suo sistema e iniziò ad insegnare le tecniche base del Krav Maga. Dopo la formazione dello stato di Israele, il governo Israeliano chiese formalmente ad Imi di sviluppare un sistema efficace di difesa personale e di combattimento. Da qui è nato e si è sviluppato il Krav Maga. 

Perché è stato ed è utile al popolo israeliano?

Questa disciplina rimase riservata ai militari fino al 1963, a partire da quell’anno, dopo un intelligente adattamento ad opera dello stesso fondatore Imi Lichtenfeld, venne insegnata anche ai civili israeliani. A partire dai primi anni ‘80 il metodo arrivò negli Stati Uniti e da allora si diffuse gradualmente e con costanza in tutto il mondo. Il Krav Maga in Italia cominciò a diffondersi dalla fine degli anni ‘90 e oggi furoreggia in numerose palestre e nelle scuole specializzate. Per gli israeliani era fondamentale acquisire una corretta impostazione mentale: in questo modo la capacità di reagire di fronte agli ostacoli migliorava e di conseguenza si acquisiva maggiore fiducia in sé stessi. Tutti i movimenti del Krav Maga sono di tipo logico e hanno come obiettivo finale l’insegnamento di una efficace strategia difensiva, poiché la tecnica da sola non basta. Non esistono infatti tecniche rigide da usare sempre in determinate situazioni, le aggressioni possono cambiare modalità, così come la tipologia e l’intento dell’aggressore.

Cos’ha di innovativo rispetto alle altre tecniche di difesa?

Il Krav Maga è un sistema di difesa personale che si contraddistingue per l’istintività e la logica dei metodi applicati a tutela della propria e altrui incolumità. Si tratta di un innovativo metodo perché insegna a gestire situazioni reali e non competizioni regolate da norme prestabilite: risultano essenziali solo l’atteggiamento mentale, l’efficacia della tecnica e la sicurezza di chi si difende. Proprio perché l’aggressione “da strada” è per sua natura imprevedibile, il metodo non può includere regole o limitazioni. Allenandosi nel Krav Maga si apprende come affrontare le aggressioni reali, a scegliere la strategia migliore da attuare con una intelligente e immediata valutazione delle circostanze in cui ci si trova. È privo di rituali e di formalismi e per la sua semplicità è adatto a uomini e donne di ogni età soprattutto evolve nel tempo, si aggiorna e si modifica.

Come si pratica?

In caso di aggressione le possibili soluzioni sono tre: evitare, se il pericolo viene percepito come lieve; scappare, se esistono tempo e distanza per farlo; reagire, utilizzando per questo qualunque oggetto a disposizione, o in alternativa il proprio corpo. Per essere preparati alla terza possibilità e quindi a un probabile combattimento psicologico, bisogna prepararsi con un allenamento adeguato: come la mente condiziona il fisico, così l’allenamento condiziona la mente. “Ogni problema ha una soluzione e se non c’è una soluzione allora non è un problema, ma una condizione”.

Lei ha scritto un libro “Viaggio all’inferno e ritorno”, un testo che emoziona e galvanizza il lettore.

Questo libro è nato durante un volo verso Istanbul. Si tratta di una storia di fantasia, ambientata a Torino. Non è ispirato a una storia vera, ma ad una molteplicità di storie vere, assolutamente non identificabili se non forse da qualche protagonista che si riconoscerà in qualche pezzo. Ho sintetizzato l’esperienza di tanti anni come istruttore di difesa personale femminile, certo di poter essere utile e di ispirare almeno la curiosità verso questa disciplina. 


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