Il giubbotto di cui tutti(s)parlano, le aggressioni e la sicurezza da etichetta
I giudizi di comodo a seguito delle aggressioni violente ai poliziotti in servizio a Torino, Milano e Roma nella scorsa settimana, trascurano i 37 lavoratori di polizia feriti, ciò detto è opportuno che le opposizioni o parti significative di esse, ripensino alle relazioni tra i diversi ambiti dello Stato, e aprano una riflessione sull’etica della responsabilità per il reciproco riconoscimento dei poteri e delle funzioni affidate a Governo e Opposizione. Dunque, il poliziotto che in servizio indossava un giubbotto con la frase “Duma Narodowa” che si traduce in orgoglio dei polacchi per la loro nazione, è comunemente usato dalle formazioni dei giovani socialisti e socialdemocratici che non credo possano essere annoverate o assimilate a gruppi o formazioni nazifascisti, ma l’episodio ha scatenato pesanti giudizi e valutazioni da etichetta in tema di sicurezza e ordine pubblico, come al solito svincolate dalla realtà, e sorvolando sulla violenza preordinata di orde di delinquenti. Si ha sempre l’impressione quando le forze di polizia vengono impegnate per svolgere il loro lavoro, che parte consistente del mondo politico si copra occhi, orecchie e bocca, con il timore di chiedersi se liberando la forza dello Stato tutto rimanga nelle regole democratiche, uso della Forza e Democrazia, gran parte dell’opposizione ed in particolare la sinistra d’ispirazione più tradizionale non sopporta il peso della responsabilità della domanda. Ciò nonostante veicola all’opinione pubblica messaggi intrisi d’ipocrisia e falsità sull’operato legittimo delle forze di polizia, che ritenute politicamente orientate a destra, e con il preconcetto che per ripristinare l’ordine violato e far rispettare la legge o i precetti delle autorità di PS, hanno bisogno di agire all’ombra di una linea di confine che oscilla tra il garantire la fruibilità delle libertà e l’arbitrio. È sempre più arduo il dibattito sui temi dell’ordine pubblico, specie con chi per cinica scelta e calcolo da una lettura di comodo delle funzioni che lo Stato affida alle Autorità di Pubblica Sicurezza e ai poliziotti, poi se governa la destra tutto viene manipolato, amplificato e caricato di significato politico come nel caso del giubbotto po-lacco. Il tema è spinoso, soprattutto all’indomani della pubblicazione del Decreto Sicurezza e delle anticipate interpretazioni ostative del testo e della procedura adottata per emanarlo da parte dell’ANM, posizione che porta su scivolosi e impervi terreni che esasperano il conflitto tra i diversi poteri, mentre il paese ha bisogno di pacificazione e non di un clima sempre più velenoso, un contesto in cui i poliziotti rappresentano il fusibile più debole da sovraccaricare e far saltare. Le forze di polizia scontano un deficit di dialogo con la politica di sinistra, sempre pronta a manipolare e inveire sul lavoro svolto dalle forze di polizia, ma al contempo strabica e tenera con ben altri poteri che se pur non equipaggiati come i poliziotti, fanno molto più male quando sbagliano e le ferite causate non sono rimarginabili. Tra l’altro l’interruzione del dialogo con i poliziotti è stata una scelta della sinistra, così come quella di non accogliere i bisogni della popolazione e in particolare quella del non voto, avendo alzato un muro per non accogliere il disagio dei cittadini sui temi della sicurezza e dei riflessi che ha la stessa sulla coesione sociale, scelte inequivocabili che emergono in ogni dichiarazione e presa di posizione.
I poliziotti non si aspettano e non chiedono sconti a nessuno ma chiedono che non si facciano sconti ad altri, specie quando delinquono. I poliziotti e gli operatori delle forze di polizia lavorano quando prestano il loro servizio, perché sono figli del popolo e non di chi si sente parte di una élite di cortigiani senza re. Visione miope quella di una sicurezza che artatamente e per fini poco nobili si cerca di svincolare dal profilo di terzietà funzionale, che è propria di un corpo di polizia ad ordinamento civile, dotato tra l’altro di qualificati sindacati maggioritari come Siap, Siulp e Anfp che rigettano il corporativismo e della tutela dei processi democratici e del rispetto dei diritti umani ne hanno fatto il proprio baluardo. Con un dibattito viziato e pieno di preconcetti, la tenuta dell’equilibrio tra libertà e sicurezza diventa sempre più fragile, ma i cittadini si schiereranno sempre con la seconda considerate le turbolenze dei disagi quotidiani, l’idea che i due valori siano in contrapposizione è sbagliata ab origine, perché naturalmente non si può avere di più dell’una senza cedere una parte dell’altra.
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