Politica

PRIMA PAGINA-Il giorno di Fitto. Da ministro di peso a commissario europeo

di Giuseppe Ariola -


Oggi il Consiglio dei ministri designerà Raffaele Fitto come commissario europeo in quota italiana. E poco importa che questa investitura arrivi l’ultimo giorno utile, quel che conta è far pervenire a Bruxelles il nome entro i termini stabiliti e, soprattutto, che ne consegua un incarico di peso con responsabilità che tengano in debita considerazione il ruolo dell’Italia all’interno dell’Unione europea e consentano al Paese di incidere concretamente nella linea politica comunitaria. Anzi, in realtà è proprio per raggiungere questo duplice prestigioso obiettivo, che ovviamente necessita di trattative intense e del tempo opportuno, che l’ufficializzazione a Ursula von der Leyen del nome del ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr avverrà, salvo impensabili colpi di scena dell’ultim’ora, solamente allo scadere della deadline imposta dalle tempistiche europee. Il nome di Raffaele Fitto circola da tempo e alternative concrete alla sua figura, probabilmente, non sono mai state concretamente sul tavolo, ma se il governo italiano non avesse ricevuto adeguate rassicurazioni su un ruolo chiave da affidare al proprio esponente all’interno della Commissione europea, l’eventualità di dirottare su una personalità differente avrebbe certamente preso piede. Magari anche all’ultimo istante utile, come ogni ‘piano B’ che si rispetti. A quanto pare, invece, il costante e – è proprio il caso di dirlo – ‘fitto’ lavorio politico e diplomatico delle ultime settimane avrebbe dato i suoi frutti e tra gli elementi che fanno ritenere che si sia suggellata un’intesa per la quale l’Italia può ritenersi soddisfatta spicca la visita dell’altro ieri a Roma del tedesco Manfred Weber, presidente del Partito popolare europeo. La stessa famiglia politica della presidente della Commissione europea, per la seconda volta, Ursula von der Leyen. Ma anche lo stesso partito del vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani, che è pure uno dei vicepresidenti del Ppe. Il suo ruolo per creare, insieme a Giorgia Meloni e allo stesso Raffaele Fitto, le condizioni perché al commissario europeo italiano vengano affidate deleghe di peso e anche una vicepresidenza esecutiva della Commissione è stato infatti indispensabile. Come evidenziano ambienti parlamentari di Forza Italia, è stato proprio Tajani a invitare Manfred Weber nella Capitale e, quindi, a gettare le basi per l’incontro che il presidente dei popolari europei ha avuto a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni. E sempre Tajani, incalzano fonti azzurre, sostenuto da tutta la delegazione forzista all’Europarlamento, è stato il primo a rivendicare in Europa un ruolo chiave per l’Italia, oltre che a spingere per un dialogo tra il Ppe e i Conservatori europei, dei quali la Meloni è presidente. Se, insomma, Weber ha fatto da pontiere tra la presidente del Consiglio italiana e la numero uno della Commissione Ue, di certo Tajani è il tessitore di un’intesa che se sarà rispettata determinerà un ritrovato protagonismo del nostro Paese in Europa. Non a caso, dopo la cena di mercoledì con Weber, ieri il vicepremier azzurro è volato a Bruxelles per parlare con Ursula von der Leyen e con Roberta Metsola dell’importanza “di avere una posizione chiave per Fitto”, come ha detto egli stesso giungendo nella capitale belga per la riunione informale dei ministri degli Esteri Ue. Ancora una volta, esaltando le doti del ministro e dipingendo la sua figura come la “migliore possibile” che l’Italia possa indicare. Non va poi sottovalutato che l’attenzione mostrata da Weber alla causa italiana non è stata certamente manifestata all’acqua di rose, ma è stata senza dubbio indotta sulla scorta della consapevolezza di un nuovo corso indiscutibilmente europeista intrapreso dal governo. Un aspetto rispetto al quale la tradizione politica di Forza Italia, quella che Silvio Berlusconi definiva come una vera e propria vocazione, ha di certo giocato un ruolo di primo piano. Questa volta attraverso il nuovo numero uno del partito, grande esperto e conoscitore delle dinamiche comunitarie, Antonio Tajani.


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