Il funerale che fece risorgere i “miglioristi” dalla diaspora
Il funerale che fece risorgere i “miglioristi” dalla diaspora
di EDOARDO SIRIGNANO
A parte il solito raccontino, quello da spot Lavazza, ovvero che quando muoiono tutti vanno in paradiso, la morte di Re Giorgio, rappresenta un’opportunità per la sinistra. Ci riferiamo a quella creatura nascosta nella plurale e complessa Torre di Babele dem, dove anche la questione morale, vedi il caso Soumahoro e le grandi battaglie sociali rischiano di perdersi nel caos. Ecco perché Napolitano, nella confusione di chi non sa cosa vuole essere da grande, può rappresentare l’araba fenice, quella conosciuta dalle nuove generazioni grazie a Harry Potter.
Può bruciare quel che resta dell’ormai vecchio Pd veltroniano e lasciare un uovo. Non è da escludere che il primo uomo a salire sul Colle per due volte, proprio come accaduto per l’antagonista Silvio, quel Berlusconi che solo lui è riuscito a battere non nelle urne, ma grazie a un’arguta manovra di palazzo, possa lasciare un’eredità più preziosa del suo stesso agire politico. Come ammesso dal figlio Giulio, anche Re Giorgio, essendo un uomo, ha commesso degli errori. La poca presenza di persone comuni, a dispetto della folla di giacche e cravatte, ad esempio, dimostrano un agire che non sempre è andato dal basso verso l’alto.
Detto ciò, Napolitano è il padre del “migliorismo”, la frangia meno estrema del Pci, quella che riuscì a intravedere prima degli altri una modernizzazione che non poteva essere combattuta, ma piuttosto come un’onda doveva essere cavalcata. Quel mondo, infatti, si è ritrovato nella capitale e pur non sentendo l’esigenza di creare l’ennesima corrente, laddove ce ne sono già troppe, o peggio ancora un partito, ha condiviso, invece, l’importanza di ripartire da zero. E in tal senso, il punto di partenza può essere proprio il maestro napoletano della res publica.
Per dirla in breve, tutti convergono sul fatto che l’attenti al fascio, dottrina predicata dalla Schlein o al lupo, come avrebbe cantato il buon Dalla, non funziona più. Meglio, al contrario, camuffarsi tra le file nemiche. Gli antichi romani avrebbero detto “divide et impera”. Una lezione che potrebbe valere più di mille parole per chi sa di trovarsi di fronte a un avverario più forte e deve inventarsi qualcosa di diverso se non vuole perdere la guerra in partenza.
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