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L’ESCLUSIVA – Il finanziere Coppola: “Vivo come un fuggitivo per colpa di un giudice che non ammette un errore”

di Edoardo Sirignano -

DANILO COPPOLA


di EDOARDO SIRIGNANO

“La legge in Italia non è uguale per tutti. Chi ha investito milioni e milioni di euro per il Paese non deve scappare solo perché qualche magistrato non ammette di aver sbagliato”. A dirlo il noto finanziere Danilo Coppola, passato alle cronache per il suo arresto in mondovisione, che esorta il ministro Nordio a fare subito la tanto discussa riforma della Giustizia.

Dove si trova in questo momento?

Pur avendo fatto tanto per la mia comunità, senza mai averlo mai pubblicizzato, perché il bene non deve essere propagandato, la mia vita è come quella del fuggitivo interpretato da Harrison Ford. Non è bastato comprare ambulanze, orfanotrofi, dare migliaia di euro alla Caritas, per evitare un calvario, che non auguro a nessuno. Neanche 250 milioni non dovuti all’Agenzia delle Entrate sono stati sufficienti fermare il rancore nei miei confronti da parte di taluni soggetti.

A chi si riferisce?

A qualche magistrato, che ha chiaramente detto, ci sono audio a testimoniarlo, che non l’avrebbe smessa fino a quando non sarei fallito del tutto. Così, però, non solo si è rovinata la mia esistenza, di una compagna malata, adesso in stato terminale e che non posso neanche vedere, dei miei figli, dei miei cari, ma di cinquemila famiglie, che a causa di accuse, rivelatesi sempre non fondate, non sanno come sbarcare il lunario. Questa, purtroppo, è l’Italia. Non siamo un Paese normale.

Da quanto tempo vive in questo stato?

Sono venti anni che lotto tra tribunali e avvocati. Penso, a volte, che è stato architettato contro di me un vero e proprio piano diabolico su cui uno staff di persone, purtroppo, continua a lavorare giorno e notte. Stiamo parlando di capi di imputazione costruiti a tavolino.

Cosa chiede al ministro Nordio?

Le sembra giusto che un processo duri quindici, dodici, venti anni e intanto un uomo vede finire quanto gli è di più caro. Le sembra normale che qualche Pm, pur sbagliando dolosamente, continui a fare carriera, ricoprire cariche apicali o addirittura entra nel Csm?

Le sue parole sono rivolte a qualcuno in particolare?

A chi ha bloccato un’Opa di mercato come Bnl, facendola colonizzare dai francesi. Le nostre start up, i giovani se devono chiedere un finanziamento, adesso, devono andare a Parigi. Le operazioni oltre i cinque milioni di euro certamente non vengono decise in Italia. Pur essendo stati tutti assolti, chi pagherà il danno? Tutti possono sbagliare. Se commette un errore un chirurgo, però, viene condannato per omicidio colposo, stesso discorso vale per un autista di un tram che investe un pedone. Perché, invece, se inciampa un Pm addirittura viene promosso?

Come invertire il trend?

Nel sistema delle correnti, presente all’interno dell’Anm, non si fa carriera per meritocrazia, ma per appartenenza e scambio di favori. Ecco perché la separazione delle carriere è la priorità delle priorità. Non è un problema di Nordio, Cartabia o di chi non c’è più, ma di tutti gli italiani. Il garantismo non è un qualcosa di destra, come vuol farlo passare qualcuno. Tutti dovrebbero stare dalla parte di chi è vittima di un sistema più grande. Le porcherie, come insegna la storia, possono capitare a chiunque, conservatore o progressista che sia. Lo stiamo, d’altronde, vedendo negli ultimi giorni.

Demonizza tutti i magistrati?

Assolutamente no! Sono pochissimi a rovinare la credibilità di un’intera categoria. Ancora oggi sono convinto che la maggioranza dei giudici sono onesti e fanno al meglio il proprio lavoro. Schegge impazzite che si distinguono per lotte ad personam, tese a ottenere visibilità sui giornali, però, mettono in imbarazzo un intero Paese, a maggior ragione se rischiamo di trovarcele alla guida della Consulta.

Perché ha questo timore?

Perché ho paura che prenda il sopravvento un apparato di potere che ha messo spalle a muro un giovane imprenditore solo perché aveva voglia di cambiare. La mia non vuole essere una battaglia contro nessuno. L’unico fine di questa intervista si chiama verità. Voglio far capire al mondo che il mio avvicinamento alla Banda della Magliana nel 2005 è solo un’invenzione, una porcheria, che quell’arresto da Hollywood nel 2007 è stato uno spettacolo per dare visibilità a chi non la meritava. Non voglio una nuova esistenza, perché ormai la mia già mi è stata rovinata. Intendo, piuttosto, far capire al pianeta che tutto ciò è avvenuto solo perché ho dato fastidio a qualche salotto, che ancora oggi teme che un cittadino, senza aiuti e interferenze, possa arrivare al 5 per cento di Mediobanca. In questa vicenda, qualche toga, purtroppo, è stata utilizzata come il miglior cameriere, così come qualche organo di informazione che diffonde notizie create ad arte.

Si ritiene, quindi, completamente innocente?

Ci sono documenti, carte, telefonate che dimostrano come per arrestarmi è stata fatta fallire una società all’insaputa di tutti. Un gruppo che fatturava 3,5 miliardi di euro è stato costretto ad abbassare la saracinesca per un presunto debito di 7 milioni. Le sembra normale? Non è certamente questa la sede per raccontare la mia storia e difendermi da ogni accusa. Ci vorrebbe più di un libro. Voglio solo dire, comunque, che esiste un’altra storia rispetto a quella che qualche potente ha fatto passare. Voglio far sapere alle nuove generazioni che Coppola è diverso da quel personaggio che invece è stato creato ad arte da qualcuno.


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