PRIMA PAGINA-Il Divide et Impera della von der Leyen blinda Fitto
Un colpo al cerchio e uno alla botte. Un modo per soddisfare tutti, almeno fino a che, solo una volta calate le carte in tavola, non diventa palese che accontentare tutti equivale a non accontentare pienamente nessuno. Divide et Impera. Si è rivelata essere questa la strategia adottata da Ursula von der Leyen nei mesi trascorsi dalle elezioni europee alla formazione della nuova Commissione Ue della quale Raffaele Fitto, che deterrà le deleghe alla coesione e alle riforme, sarà vicepresidente esecutivo. Un incarico che viene riconosciuto non solo al ministro del governo Meloni, ma all’Italia e al suo ruolo all’interno della Unione europea, come hanno riferito fonti di Palazzo Chigi e come ci ha detto l’eurodeputato eletto nelle liste di Fratelli d’Italia Pietro Fiocchi, per il quale “la designazione di Raffaele Fitto a commissario e vicepresidente esecutivo è una speranza che diventa realtà. Le importanti deleghe ricevute onorano l’Italia e testimoniano una grande vittoria del governo italiano”. Fiocchi ha aggiunto di essere “certo che Fitto svolgerà un ottimo lavoro: la sua grandissima esperienza su Pnrr e sullo snellimento delle procedure burocratiche sarà fondamentale per consentire l’utilizzo più efficace delle risorse europee”. Sulle recriminazioni e i veti che alcuni gruppi della maggioranza Ursula hanno tentato di imporre alla presidente della Commissione europea, Fiocchi si è poi detto sicuro che Fitto sia “l’uomo migliore che oggi il governo italiano possa esprimere quale commissario e rimango basito di come Verdi e GUE mostrino un atteggiamento così ostile nei confronti di un uomo moderato e di equilibrio come il ministro Fitto, profondo conoscitore della macchina e delle dinamiche politiche europee, che non potrà altro che far bene non solo all’Italia, ma a tutta l’Unione Europea”. Insomma, se socialisti e liberali, con il contributo dei verdi, l’hanno spuntata nel corso della partita per la designazione dei top jobs, evitando che il perimetro della maggioranza in seno all’Europarlamento si ampliasse ai conservatori, come anche parte dei popolari auspicavano, oggi gli equilibri sono mutati. Se è vero che le deleghe affidate al commissario italiano non sono di primissima ‘fascia’, è altrettanto vero il tentativo di evitare che a Fitto fosse assegnata una vicepresidenza esecutiva della Commissione è fallito e le dichiarazioni di socialisti, verdi e liberali che annunciano battaglia nel corso delle prossime audizioni con i singoli commissari lasciano il tempo che trovano. Anche fonti parlamentari del Pd fanno trapelare l’eventualità di opporsi a quanto deciso è decisamente remota. Inoltre, lo stesso Fitto ha giocato d’anticipo e ben consapevole del versante sul quale la sua appartenenza al partito dei conservatori può essere attaccata, ha subito ricordato come l’Italia sia un “Paese fondatore da sempre in prima fila nel processo d’integrazione europea” aggiungendo di essere intenzionato a svolgere l’incarico affidatogli “con il massimo impegno e nel pieno rispetto dei Trattati e del loro spirito, nella consapevolezza che i prossimi cinque anni saranno fondamentali per il futuro dell’Unione europea e dei suoi cittadini”. Per dirla come il capodelegazione di Forza Italia al Parlamento europeo Fulvio Martusciello, che abbiamo sentito al telefono, le minacce di socialisti e liberali equivalgono a puntare “una pistola scarica”. Per l’azzurro la partita è chiusa e “ne siamo usciti vincitori grazie all’ombrello che è stato aperto nelle scorse settimane da Antonio Tajani e Manfred Weber su Fitto. È una vittoria del Partito popolare europeo, oltre che una vittoria dell’Italia”. Ma è una vittoria anche per Ursula von der Leyen, aggiungiamo noi, che con la vecchia strategia del Divide et Impera è riuscita a frammentare gli equilibri interni alla maggioranza che la sostiene, dividendola tra chi caldeggiava un ruolo di rilievo per Fitto e chi, invece, lo ostacolava. Lo stesso è accaduto per quanto riguarda le deleghe assegnate ai vari commissari, molte delle quali sono quasi condivise, come nel caso di quella al Pnrr che Fitto dovrà guidare “insieme al commissario per l’economia e la produttività” Dombrovskis, come scritto nella lettera di incarico indirizzata al commissario italiano. Il risultato è che ad uscirne più forte è innanzitutto la presidente che in un simile schema sarà continuamente chiamata a fare sintesi. Senza contare che la vicepresidenza esecutiva assegnata a Fitto è un riconoscimento sia al governo italiano che al gruppo dell’Ecr che saranno chiamati a tenerne conto nei prossimi cinque anni della legislatura e della Commissione europea.
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