Il “dimenticato” petrolio dei dati
Dai più trascurato, Beppe Grillo ha incentrato recentemente un post del suo blog, ormai orfano del movimento che 16 anni fa fondò con Gianroberto Casaleggio, sui dati e sui servizi digitali. La bandiera Ue con dodici stelle, invece delle cinque che gli ha portato via Giuseppe Conte, e un pc portatile con il simbolo del lucchetto per controbattere al mainstream che affolla giornali e tv con le paure sui dazi Usa e le ipotesi di controdazi Ue. E per dire che “stiamo guardando dalla parte sbagliata. I prodotti americani più presenti nelle nostre vite sono quelli invisibili che ci leggono, ci profilano, ci suggeriscono cosa comprare, chi votare, cosa pensare”.
Un’analisi non proprio nuovissima, nel considerare la penetrazione quotidiana di un mercato che vale circa 350 miliardi di dollari. Il comico che trent’anni fa presentò in un suo spettacolo l’auto a idrogeno “che non inquina” registra quanto accaduto negli ultimi anni senza che, in Europa e tanto meno in Italia, qualcuno abbia provato ad affermare i primi passi di un sovranismo che, prima che politico, fosse digitale: “una manciata di piattaforme americane che ormai regolano il tempo, le abitudini, la comunicazione e i consumi di centinaia di milioni di europei. Google, Meta, Amazon, Microsoft, Apple: aziende private che decidono come funziona la nostra quotidianità”.
Un quadro sconsolante: “In nome della praticità e della gratuità, gli abbiamo consegnato le chiavi della nostra casa e il prezzo lo stiamo capendo ora. I dati sono diventati il nuovo petrolio, e noi stiamo seduti sul giacimento senza nemmeno sapere a chi lo stiamo regalando. Nel frattempo, negli Stati Uniti i profitti delle Big Tech crescono a dismisura, in Cina si costruiscono alternative di Stato, e in Europa si discute di come fare la digitalizzazione a norma di GDPR”. Grillo prova a suggerire “esperimenti promettenti”: la Gaia-X (targata Confindustria, ndr) che “vuole creare un cloud europeo basato su regole condivise e standard aperti”, Qwant ed Ecosia che “lavorano a un motore di ricerca europeo”, Mastodon che prova ad essere alternativo a Twitter/X.
Esperimenti, appunto. Pronti, appena cresceranno, ad essere ingoiati dalle Big Tech, lo sa pure lui.
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