Il cortocircuito dell’ideologia woke
Contrordine compagni! La celeberrima espressione con cui il grandissimo Giovannino Guareschi sbertucciava i comunisti – erano altri tempi, in tutto e per tutto – oggi si presta benissimo alla scandalosa ipocrisia intrisa del buonismo più peloso che ha mandato in cortocircuito i giannizzeri dell’ideologia woke. Stiamo parlando della tempesta di cacca scatenata sull’attore transgender Karla Sofia Gascón, protagonista del film Emilia Pérez, candidato a ben 13 premi Oscar. All’annuncio delle nomination in effetti tutti i nostri giornaloni mainstream hanno sottolineato come la giuria degli Academy Award avesse in qualche modo lanciato un messaggio al presidente Usa Donald Trump, nemico giurato dell’ideologia woke. Quello che potrebbe sembrare un ultimo colpo di coda di una Hollywood ideologizzata e monopolizzata dai liberal fissati con l’inclusione ha subito trovato in Karla Sofia Gascón il volto-simbolo di questa lotta contro The Donald il reazionario. La luna di miele tra quella Hollywood lì e l’attrice si è però bruscamente interrotta quando sono venuti a galla alcuni suoi trascorsi indicibili: una montagna di messaggi islamofobi, razzisti, xenofobi, complottisti sull’allora Twitter. Eppure la Gascón era lanciatissima, ben prima dell’annuncio delle nomination: al Festival di Cannes, la giuria presieduta da Greta Gerwig l’aveva premiata come migliore attrice insieme alle sue colleghe Selena Gomez, Adriana Paz e Zoe Saldana. Ma quelle uscite social da persona che sembrerebbe tutto l’opposto di quella che è oggi – no, non parliamo del cambio di sesso – l’hanno condannata alla gogna. La Gascón oggi è addirittura vittima di una damnatio memoriae in tempo reale. Netflix l’ha cancellata dalle campagne promozionali negli Usa per il musical che forse ora per colpa sua non farà incetta di Oscar. Lei ha fatto sapere che non parteciperà alla cerimonia (passo indietro obbligato). Ma cosa avrebbe mai scritto di così terribile? Frasi di odio contro l’Islam: “Un focolaio di infezione per l’umanità” e i musulmani: “Mia figlia dovrà imparare l’arabo invece dell’inglese”. Ma anche contro i cinesi: “Il vaccino cinese viene fornito con il chip obbligatorio”. Addirittura contro George Floyd (simbolo del movimento Black Lives Matter), definito “Truffatore tossicodipendente”. E poi forse la frase più grave, almeno per chi oggi ripudia l’attrice spagnola, quella contro gli Oscar: “Un galà brutto”. A tutto c’è un limite.
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