Cultura & Spettacolo

Il conflitto com ebase del Teatro e l’auspicio per la vita

di Michele Enrico Montesano -


Conflitto. Una parola temuta, abusata e stigmatizzata nella società odierna. “È sempre bene evitare i conflitti” ripetiamo come un mantra ma senza sapere il perché. Eppure è realmente così malvagia questa parola? Conflitto deriva dal latino cum-fligere e il significato ha una duplice valenza a seconda dell’uso. “Far incontrare” transitivo o “urtare” intransitivo. Geolinguisticamente troviamo la stessa parola non solo nelle lingue europee ma anche in quelle slave: конфликт (kɐnˈflʲikt) in russo. In Grecia συγκρουση (synkrousi) è un composto di syn “con” e krousi “colpo, percussione” e perfino nella lingua Hindi: – takrānā, la cui radice ci riporta all’urto, ad una collisione. In gran parte del mondo dunque conflitto è l’incontro di due cose differenti, idee, situazioni, interessi. È la natura umana. È il Teatro. Dove senza un conflitto l’azione drammatica non si sviluppa.
Etimologicamente, dunque, la parola non ha questo significato negativo che ha assunto oggi. Tito Lucrezio Caro utilizza il termine conflixit al verso 1216 nel IV libro del De Rerum Natura:
“sed quos utriusque figurae
esse vides, iuxtim miscentes vulta parentum,
corpore de patrio et materno sanguine crescunt,
semina cum Veneris stimulis excita per artus
obvia conflixit conspirans mutuus ardor,
et neque utrum superavit eorum nec superatumst.”
“Ma quelli che vedi partecipi d’ambedue gli aspetti, mescolare, l’uno accosto all’altro, i volti dei genitori, crescono dal corpo paterno e dal sangue materno, quando il concorde, mutuo ardore ha spinto a incontrarsi i semi eccitati per le membra dagli stimoli di Venere, e nessuno dei due ha vinto, né è stato vinto.” (traduzione di F. Giancotti).
Non conflitto ma incontro. Il senso era, almeno in origine, un disequilibrio propedeutico all’armonia. E non si può estrapolare questo termine senza riferirlo alle relazioni umane. Il conflitto, inteso come incontro di due polarità, è l’essenza dell’interazione umana. Per citare Galantino “Sempre e comunque il conflitto si colloca e ci colloca in un contesto relazionale. Relazione con l’altro da me e/o relazione con me stesso”. Lo aveva capito bene l’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Francesco Saverio Nitti, nel discorso che tenne il 13 dicembre 1919, nel quale invitava socialisti e popolari alla “civile discordia” equiparandola alla “civile concordia”. Rimarcando l’importanza delle opposizioni per non commettere errori e per aiutare la Nazione “ad uscire dalla presente e tristissima ora, dalle difficoltà in cui si trova”.
“Non vi è progresso senza conflitto: questa è la legge che la civiltà ha seguito fino ai nostri giorni” scriveva Karl Marx, in altri termini lo ha fatto dire tramite il personaggio di Capuano, Paolo Sorrentino nel film È Stata la Mano di Dio: “senza conflitto non si progredisce, senza conflitto è solo sesso. E il sesso non serve a niente”.
Viviamo in una società piena di paura, di pregiudizi, di bias cognitivi. Dimenticandoci, troppo spesso che le risposte ai timori sono proprio nell’incontro/scontro con l’altro. È la storia dell’umanità, è la storia del Teatro.


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