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Il colonnello Alberto Moretti in volo la sera della Strage di Ustica: “Nessun missile”

di Eleonora Ciaffoloni -


Il DC9 Itavia esploso sopra l’isola di Ustica la sera del 27 giugno 1980 non fu abbattuto né da un missile né da una collisione, ma da una bomba. Lo afferma da anni l’ex ministro dei Rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi, che insieme all’Associazione per la verità sul disastro aereo di Ustica, contesta quella versione che parla di un ipotetico attacco aereo. Ipotesi che definisce “una favola”.
Perché a smentirla ci sono le sentenze dei tribunali, che hanno assolto con formula piena tutti i generali coinvolti, e le prove tecniche ripetute più volte, con tanto di commissione tecnica che lo ha confermato e con anche Stati Uniti e Francia che hanno risposto alle rogatorie italiane, con tanto di lettere firmate dai presidenti Clinton e Chirach.

A togliere dal campo delle ipotesi quella del missile lanciato contro il DC9, ci sono anche le testimonianze, come quella dell’ex Comandante delle Frecce Tricolori Alberto Moretti
“Quella sera, del 27 giugno 1980, ero in volo con un F104 che decollò dalla base di Grosseto alle ore 19.40 e che atterrò alle 20.50. Quindi circa dieci minuti prima dell’esplosione in volo dell’aereo che – spiega ancora Moretti – è avvenuta a circa 200-300 miglia da dove operavo io, a Grosseto”.

Era in volo anche con altri colleghi: nessuno ha notato nulla di strano, quella sera?
“Nulla di strano. Come ho sempre dichiarato ai magistrati nel corso degli anni. Quella sera si è svolto un volo normale che non ha lasciato in me nessun ricordo. Io ho ricostruito il mio volo, quel volo, ad anni di distanza di fronte al giudice priore. Nessuna situazione degna di nota, anche a detta dei miei colleghi che erano in volo. E sono state fatte delle ricostruzioni anche su Mario Naldini e Ivo Nutarelli, due miei colleghi nella pattuglia delle Frecce Tricolori. Erano in volo quella sera, ci siamo resi conto di essere in volo insieme quando fummo chiamati dai magistrati, nessuno di noi ricordava la serata, perché era proprio come tutte le altre. In tanti anni insieme non è mai emersa una discussione su quel volo”.

Sui colleghi (Naldini e Nutarelli) sono state fatte delle ricostruzioni, anche in quanto vittime della collisione aerea di Ramstein (Germania) del 28 agosto 1988.
“Il tentativo di collegamento tra la tragedia di Ramstein e quella di Ustica, fa parte delle ricostruzioni di fantascienza e non capisco le motivazioni di chi continua a perseguire questa tesi. Accostare la tragedia di Ustica con quella di Ramstein non è possibile. Non è possibile farlo con nessun atto di sabotaggio di un aereo con un altro. Proprio questo accostamento mi ha convinto che tutte le ricostruzioni erano campate in aria”.

Quindi qual è la versione che si avvicina alla realtà dei fatti?
“Le uniche versioni che conosco sono quelle ufficiali, che sono emerse dalle commissioni tecniche che furono nominate dal magistrato. Quelle commissioni che sono state formate da tecnici di fama mondiale, ingegneri da tutto il mondo che si sono occupati di disastri aerei. Esperti che riuniti in commissione stabilirono che sicuramente non era stato un missile a colpire l’aereo. E come ipotesi propendevano sull’esplosione interna all’aereo, probabilmente nella toilette posteriore del velivolo. La versione dei missili, che torna ogni tanto, mi sembra basata su congetture, ipotesi fantasiose e descrizioni assurde e poco credibili. Mi fido di più della scienza e dei tecnici”.


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