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Il caso Trieste: fuori controllo immigrati e minori non accompagnati, in città continue violenze

di Angelo Vitale -


Trieste, ancora immigrati fuori controllo. Nella notte scorsa un ennesimo episodio di violenza in piazza Garibaldi, ancora l’ospedale di Cattinara ad accogliere il nuovo ferito, un giovane di origine pachistana che, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato aggredito per motivi ancora da chiarire ad opera di un gruppo di immigrati albanesi.

La città, intanto, registra il quadro di forte tensione diventato ufficiale nel racconto fatto venerdì pomeriggio in questura, all’esito delle indagini che hanno condotto a cinque arresti per i fatti avvenuti all’inizio del mese di agosto nella zona portuale.

Trieste si presenta frequentemente vittima delle dinamiche scatenate dagli immigrati. Una situazione che il questore Pietro Ostuni conosce bene e che sta cercando di contrastare. Spia principale di questo caos la presenza elevata di minori stranieri non accompagnati. Un giro di “accoglienza” che vale decine di milioni di euro, strutture che talvolta finiscono nel mirino di indagini e investigazioni come quella che nel febbraio scorso fu scoperta aver ricevuto minori in numero superiore a quello autorizzato.

Minori provenienti dalle rotte balcaniche ma anche da altre regioni: afgani, pachistani, kosovari. Cui viene ricordato, si ignora con quale effetto, che il loro comportamento può essere anche suscettibile di un diniego al permesso di soggiorno che attendono.

In questo scenario, la vicenda dell’aggressione dei primi di agosto nella zona portuale che ha portato a cinque arresti. Giovani appena maggiorenni individuati in un gruppo più ampio di aggressori non ancora identificati. Immigrati afgani ritenuti regolari sul territorio perché ospitati in una struttura di accoglienzacon alcuni degli stessi giovani pachistani aggrediti.

Dinamiche tra loro che il procuratore della Repubblica Federico Frezza arriva a definire “un fenomeno preoccupante”. Il tentativo di imporre, tra gruppi, il predominio, la richiesta di prestazioni sessuali come corollario di una convivenza tossica, matrici etniche diverse che si contrastano, effetti deterrenti che il controllo istituzionale non riesce ad assicurare. Una comunità diffusa, solo per le persone adulte, di circa 1.500 persone. Un calderone che non è esagerato considerare esplosivo, ogni volta in attesa di un nuovo episodio di violenza. Una escalation che tiene in ostaggio Trieste.


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