Ambiente

Il caso Solvay: tutela ambientale e sicurezza

di Ivano Tolettini -


Tutela ambientale, sicurezza, rispetto delle normative sui luoghi di lavoro e dei disciplinari interni cui sono tenuti a rispettarli per primi i preposti per limitare il rischio di incidenti. I due recenti episodi avvenuti alla Solvay di Rosignano Marittimo, nel Livornese, e nello stabilimento di Spinetta Marengo, ad Alessandria, hanno riacceso i fari dell’opinione pubblica sulla lunga storia, scritta non solo per meriti industriali e occupazionali, ma anche per i problemi rappresentati dalla salvaguardia ambientale e dalla lotta all’inquinamento. Come per le bianche spiagge di Rosignano, a due passi dal grande polo chimico dove da più di un secolo si produce il carbonato di sodio che le ha trasformate in caraibiche. In attesa che il Consiglio comunale di Rosignano e la maggioranza che sostengono il sindaco Claudio Marabotti, composta dal gruppo Rosignano Nel Cuore insieme al Movimento 5 Stelle e IoVotoIoVinco, il circolo di Rosignano di Rifondazione Comunista e Resistenza Popolare Rosignano, si pronuncino dopo lo scoppio avvenuto il 28 agosto con la rottura del collettore di distribuzione dell’azoto nella rete dello stabilimento che ha creato non pochi problemi, si stanno ancora aspettando dagli enti pubblici di vigilanza notizie certe per “informare i lavoratori e la cittadinanza” sulla violenta esplosione. Se da un lato l’azienda sottolinea che la situazione è ampiamente sotto controllo, che le procedure relative alla sicurezza sono state rispettate e che gli accertamenti degli organi istituzionali, a cominciare dall’Arpa, sono in pieno svolgimento, dall’altro lato si osserva che in Toscana nel 2022 Medicina Democratica, Bluebell, Wwf e Project avevano sollecitato inutilmente l’annullamento del decreto con cui il ministro per la Transizione ecologica Cingolani del governo Draghi aveva rinnovato prima del previsto il nullaosta dell’impianto industriale. E questo nonostante uno studio del Cnr affermasse che nel corso del tempo erano state versate in mare 337 tonnellate di mercurio e altri veleni dalla cosiddetta “sodiera” della costa toscana, ritenuta la più grande d’Europa. Del resto, che l’attività di un colosso della chimica come Solvay in Toscana e in Piemonte sia da decenni al centro del dibattito pubblico è inevitabile visti i riflessi sulla salute pubblica. Se a Spinetta Marengo il problema dei Pfas e dei suoi composti hanno a più riprese messo sul chi va là la popolazione, a tutt’oggi dall’impianto di Rosignano esce gran parte del sodio utilizzato dall’industria italiana. L’azienda ha ad esempio un codice etico molto perentorio, che chiede sia osservato in modo scrupoloso da fornitori e clienti, ma che non è detto sia stato rispettato all’interno nel caso dell’esplosione dell’altra settimana. Con il rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) la Solvay potrà versare “per altri 12 anni un massimo di 250 mila tonnellate all’anno di rifiuti e scarti di produzione tramite un canale aperto in mare considerato in regola per la protezione ambientale”. Certo, all’epoca non mancò chi sottolineò il potenziale conflitto di interesse del ministro Cingolani per la firma del decreto a favore di Solvay con la quale nelle visti di responsabile della Ricerca e Innovazione di Leonardo, prima che lasciasse l’incarico per entrare nell’esecutivo Draghi, aveva avuto un ruolo nella costituzione di una joint-venture con la multinazionale. L’azienda, come detto, ha sempre replicato di rispettare diligentemente le norme in materia ambientale, ma le prese di posizione da parte di enti come il Cnr di Pisa o Legambiente che richiamano l’attenzione sui pericoli nel tratto di mare davanti alla Solvay, non sono da sottovalutare. Se poi accade che la politica subito si interroghi dopo l’incidente a Rosignano alla rete di distribuzione dell’azoto per l’esplosione, o a Spinetta Marengo per la fuoriuscita da un contenitore isotank di una miscela intermedia di produzione composta da diclorofluorometano, con tracce di acido fluoridrico e cloroformio ha suscitato subito allarme, per ottenere risposte a favore della popolazione, si comprende che l’attenzione è massima. “La situazione della Solvay di Alessandria è diventata davvero insostenibile e c’è bisogno di risposte certe da parte della proprietà”, afferma la deputata del Pd Stefania Marino, componente della commissione d’inchiesta bicamerale sulle attività illecite del ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari. “Abbiamo appreso di una diffida della Provincia di Alessandria all’azienda – conclude la parlamentare -, perché con la salute collettiva non si scherza”.


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