Il caso di Bolzano, la sinistra e quella giustizia capovolta
La sinistra e la giustizia capovolta
La sinistra sta sempre dalla parte sbagliata della storia. A difesa dei ladri di casa e mai con il pensionato privato della sua dimora. Con gli eco attivisti fancazzisti che bloccano il traffico anziché con il lavoratore fermo per ore. E, ovviamente, sempre dalla parte dei migranti, che se vengono trasferiti in Albania è una deportazione nei lager, ma se stuprano o aggrediscono qualcuno basta togliere dalla notizia la nazionalità. L’ultimo fattaccio è successo venerdì sera a Bolzano. Una ragazzina di 14 anni, che aspettava l’autobus ad una fermata del quartiere Casanova, è stata aggredita verso le 19.30 da una persona che ne ha poi abusato sessualmente. Il galantuomo in questione è un pakistano di 40 anni, da qualche tempo in Italia per cercare lavoro. Ma evidentemente non solo. Infatti su di lui grava lo stesso precedente per un altro caso risalente a qualche anno prima. Il ministro Matteo Salvini non ha tardato a far arrivare un suo commento: “Vediamo se ci sarà anche in questo caso un giudice che ci obbligherà a tenere in Italia pure questa preziosa “risorsa” straniera”. L’extracomunitario, secondo la ricostruzione degli inquirenti, ha chiesto alla giovane delle indicazioni stradali, per trascinarla dietro un cespuglio, dove sarebbe avvenuta la violenza. Solo dopo quindici interminabili minuti la teenager è riuscita a scappare e, in lacrime, ha fermato una passante che ha dato l’allarme. Il pakistano, dileguatosi, è stato fermato nel giro di pochi minuti, mentre stava salendo su un bus diretto nel centro città. E ora viene il bello. Il questore di Bolzano, Paolo Sartori, ha emesso nei confronti dello straniera, accusato di stupro, un decreto di revoca del permesso di soggiorno e uno di espulsione dal territorio italiano. E la Procura è intervenuta in difesa dell’aggressore: “Sulla base dell’attuale quadro probatorio, non corrisponde a verità che vi sia stato alcuno stupro nell’accezione comune del termine, bensì un’aggressione con contestato palpeggiamento della vittima, fatto integrante comunque reato”, si legge in una nota. “Non corrisponde a verità che la vittima sia stata trascinata dietro un cespuglio, che la violenza sia durata almeno 15 minuti e che ci sia stato un tentativo di fuga da parte della persona accusata del reato”. La solita solfa che riguarda il solito extracomunitario che commette il solito stupro e che, come al solito, la magistratura del “stanno meglio qui che a casa loro” derubrica a “toccatina senza fuga”. Anche meno, potrebbe pensare la vittima. E perfino quei poliziotti di Verona che, se ci fosse stato un giudice per Moussa Diarra, non sarebbero stato costretti a usare l’arma per fermare la violenza nelle strade.
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