Il blitz di Magi, nessun confronto con Pannella
Consigliere comunale, deputato, segretario di +Europa, Riccardo Magi ha 48 anni e fa politica da almeno 15 anni. L’ultima sua iniziativa, zainetto in spalla, un blitz in solitaria all’hotspot di Shengjin in Albania, per protestare contro un centro “che costerà 1 miliardo di euro ai cittadini italiani”. Una protesta in qualche modo spiazzata dalla premier arrivata lì per incontrare il suo omologo Edi Rama. E scesa dall’auto per difenderlo dall’energico intervento delle forze di sicurezza albanesi.
Lui dice che Meloni lo ha fatto “per propaganda”. In Italia, l’intera opposizione a protestare per il fatto, subito entrato ovviamente negli sgoccioli della campagna elettorale per le Europee: +Europa corre con Matteo Renzi nell’ultima scommessa che ha coniugato gli intenti del leader di Italia Viva e quelli della formazione guidata da Emma Bonino per gli Stati Uniti d’Europa, l’8 e 9 giugno alla sfida del quorum per arrivare a Bruxelles.
Ognuno fa politica come gli pare e riesce, ovviamente. Il blitz di Magi, però, in maniera imprecisa richiamato da qualche giornale come un revival di quelli per i quali, con i radicali e con il simbolo del Partito radicale fece per decenni scalpore Marco Pannella, fa un po’ tristezza. Specie se davvero ravvicinato a Pannella che – noto per una politica fatta a partire dal proprio “corpo”, non solo con i ripetuti scioperi della fame – prima ancora di fare transnazionale il partito di via di Torre Argentina scelse spesso i Paesi esteri per le sue iniziative di nonviolenza. L’ultimo forse, che pochi ricorderanno, quando fu fermato e interrogato a Manchester nella stazione di polizia di Stockport per detenzione di cannabis e hashish.
Una lotta per i diritti, insomma, fatta valere nei Paesi esteri ove la ricerca del “conflitto” era estremizzata nei confronti di quei governi: troppo nota essendo i Italia la posizione di Pannella e dei radicali anche su argomenti che qui potevano fare scandalo.
Stonato, quindi, in una tenzone che sceglie Meloni e il suo governo per l’attacco ad ogni sua misura, rifarsi a Pannella. Pasolini invitò i radicali a mantenersi sempre “irriconoscibili”. Troppo riconoscibili, invece, questi piccoli grandi epigoni di Pannella.
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