Editoriale

Il baratro vicino e quei tempi troppo lunghi della politica

di Alessio Gallicola -


“Il tempo è relativo, il suo unico valore è dato da ciò che noi facciamo mentre sta passando”. Se fosse ancora tra di noi, Albert Einstein troverebbe la plastica trasposizione della sua famosa teoria nel comportamento del governo a proposito della crisi energetica. Sulle macerie di un Paese che implode davanti alla pressione dello straordinario aumento del prezzo del gas, Draghi e i suoi ministri continuano a passeggiare con la flemma di chi attende il momento giusto per intervenire. Lì fuori, le famiglie sono in preda al panico per l’imminente arrivo delle bollette e le imprese, attraverso il numero uno di Confindustria, parlano senza mezzi termini di “terremoto”. Dentro, tra le quattro mura di Palazzo Chigi, si riflette, si rinvia. “La prossima settimana il governo prenderà importanti decisioni”, annunciano le fonti ufficiali al termine di un Consiglio dei ministri in cui pare che Draghi abbia chiesto di accelerare sì, ma… sul Pnrr. E tutti, a partire dal Cingolani di “un’ora in meno, un grado in meno”, a rimboccarsi le maniche per raggiungere entro ottobre il 50% degli obiettivi del Piano, così come vuole il Capo. Noncuranti della pressione che nel frattempo, da giorni, i partiti cui appartengono stanno mettendo al governo perchè risponda all’Sos di famiglie e imprese sulle bollette impazzite. Niente, l’impressione che se ne continua a ricavare è quella di una corsa in parallelo, a due velocità: in una corsia gli italiani ansimanti, nell’altra la politica rinviante. La prossima settimana la decisione. Il prossimo 25 settembre le elezioni. Il prossimo ottobre il nuovo governo. Al quale, ormai è evidente, si intende passare la patata bollente. Nell’attesa della “prossima” chiusura, che potrebbe arrivare molto, ma molto prima.


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