H. Tutti i colori dell’energia. “Idrogeno” di Alessandro Abbotto
“H. Iniziare un libro con una frase composta da una sola lettera è un po’ insolito ma si tratta del nostro protagonista: l’idrogeno, simbolo chimico H, primo elemento della tavola periodica di Mendeleev”. Comincia così l’agile libro di Alessandro Abbotto “Idrogeno, tutti i colori dell’energia” delle Edizioni Dedalo. Un testo breve, proposto con i tempi e lo stile di una lectio magistralis. Abbotto dirige il Dipartimento di Scienza dei Materiali all’Università di Milano-Bicocca dove si occupa i tecnologie verdi dell’idrogeno e di altri combustibili solari. “E’ – narra nel volume – il protagonista dell’intero Universo, nel quale possiede tanti primati: è l’elemento più piccolo, il più leggero e il più abbondante, rappresentando ben tre quarti dell’intera materia. Lo troviamo in tutte le stelle e nel Sole dove incessantemente si trasforma in elio emettendo la quantità enorme di energia da cui dipende la vita sulla Terra. Ed è anche l’elemento principale del pianeta più grande del Sistema Solare, Giove”.
Un vettore energetico sempre più ricorrentemente citato nel dibattito sulla transizione. Un’energia che ci sembra lontana, materia per un futuro del quale non saremo protagonisti. Un errore. Da tempo usato nell’agricoltura e nel petrolchimico, ogni giorno più allettante per il comparto dei trasporti. “L’industria produce e utilizza milioni di tonnellate di idrogeno da decine di anni”, dice l’autore.
Un combustibile rinnovabile. “Terna – spiega Abbotto – stima nel 2030 per l’Italia un picco di overgeneration di ben 5 miliardi di kilowattora, corrispondente a un mese di sovrapproduzione”. Una quantità piccola se rapportata al fabbisogno totale previsto di energia. “Di oltre 300 miliardi – aggiunge – o alla frazione FER (187 miliardi), ma pur sempre considerevole. È equivalente al fabbisogno annuale di un milione di appartamenti. In questi casi, se non si vuole disperdere – o meglio perdere – l’energia prodotta, è necessario immagazzinarla per poterla poi usare al bisogno. Nel caso del fotovoltaico e dell’eolico le soluzioni percorribili sono due: le batterie e l’idrogeno”.
E allora? “Qui entra in campo l’idrogeno – dice -. Il surplus di energia viene utilizzato per produrre idrogeno gassoso da acqua attraverso l’elettrolisi”. E viene utilizzata solo energia che andrebbe sprecata. “Una volta convertita in idrogeno – precisa – l’energia può essere conservata per quanto tempo si vuole e può essere riottenuta dalle celle a combustibile”, per affrontare picchi giornalieri o stagionali di domanda energetica.
Tra i colori dell’idrogeno, quello verde, ottenuto da acqua e energia elettrica da rinnovabili. Quello “davvero pulito”, scrive Abbotto, l’unico che azzera le emissioni climalteranti. Un obiettivo a portata di mano, ma oggi non facilmente raggiungibile. Per il 100% di quello verde serviranno decenni. L’europa prevede 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde al 2020. La Cina, leader globale per l’idrogeno, ne stima il 70% di quello da rinnovabili al 2050.
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