IA e patrimonio culturale: passi avanti in Europa e in Italia
“L’attenzione alle arti non è un’attenzione volta semplicemente all’ambito culturale, ma genera salute, coesione nelle comunità e senso identitario”. A sostenerlo, la dott.ssa Paola Arena (Comitato Scientifico CSAIA -Dipartimento Art and Humanities e CTO Yookye – Digital Humanities Researcher) nell’ambito del focus “IA e rivoluzione nell’arte del terzo millennio” tenutosi questa mattina in Parlamento.
Il riferimento è all’università di Bologna che attraverso il lancio del piano strategico 25-29 ha tracciato una nuova rotta nel sistema museale cittadino: nello specifico, mediante un protocollo d’intesa con il servizio sanitario regionale è stata introdotta la ‘prescrizione culturale’ ovvero i medici di base potranno e dovranno, laddove necessario, prescrivere attività museali ai propri pazienti.
Attenendosi all’autorevolezza dei dati scientifici, l’esperta ha illustrato quanto l’utilizzo di tecnologie che consentono la democratizzazione nell’accesso alla cultura, come l’ia generativa, possano impattare, in maniera considerevole, non solo sulla crescita economica, ma anche sul benessere della comunità “L’adozione delle intelligenza artificiale nel settore delle istituzioni culturali genererà un aumento del 15-20% sulla produttività”.
In particolare, il connubio tra tecnologia e scienze umanistiche, ovvero le digital humanities, stanno assumendo un ruolo di prim’ordine nella gestione del patrimonio, grazie all’uso dell’intelligenza artificiale rappresentando un’opportunità significativa per migliorare la fruizione, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale.
Smentendo uno dei più diffusi luoghi comuni, sulla base di dati certi, la d.ssa Arena dimostra i passi in avanti svolti in tal senso dall’Europa e dall’Italia “Spesso si dice che l’Europa e l’Italia siano indietro rispetto al resto del mondo, in realtà nel vecchio continente il 40% delle realtà museali hanno avviato progetti di IA ed anche in Italia, sono stati avviati una serie di progetti che vedono, grazie all’applicazione di IA un miglioramento della partecipazione con il pubblico garantendo un incremento del 30% nella partecipazione ad eventi culturali”.
La componente inedita degli ultimi anni è l’uso dell’intelligenza artificiale generativa, ad esempio per la realizzazione di chatbot e guide virtuali ed invero, ad oggi, si stima che in Europa, il 40% dei musei stia già implementando le tecnologie di IA per migliorare l’esperienza dei visitatori, così come in Italia, i musei stanno aumentando l’utilizzo di applicazioni di IA sperimentando un incremento del 30% nella partecipazione del pubblico a eventi culturali: esempio ne è l’AI for Muse, realizzata dal Politecnico di Torino coinvolgendo ben 8 realtà museali.
L’esperta, ha inoltre sottolineato come nel discorso relativo all’utilizzo dell’IA, il focus debba necessariamente partire dalle fonti dati utili per l’addestramento di algoritmi sia di machine learning sia di deep learning “essi necessitano di una notevole quantità di dati che possono rivelarsi utili nell’ambito del cultural heritage”.
Sia in Europa che in Italia, infatti, al fine di allestire una fonte scientificamente validata di dati per l’addestramento di algoritmi da utilizzare in ambito digital humanities, sono in corso preziose iniziative che tendono a “raccogliere” ovvero a catalogare in modo centralizzato le “copie digitali” di beni culturali: riconoscimento di stili culturali, ricostruzione di parti mancanti di beni deteriorati.
Numerosi sono i progetti di ricerca che utilizzano l’IA per analizzare opere d’arte, migliorare l’accesso ai beni culturali e sviluppare strumenti per la conservazione digitale.
L’Unione Europea ha avviato diversi programmi di finanziamento per progetti che integrano l’IA e la cultura: in particolare, la d.ssa Arena, fa riferimento al programma Horizon per i progetti appartenenti al cluster Heritage nel periodo 2021-2023 “i contributi europei sono arrivati fino a 268 milioni di Euro, di cui circa 35 milioni destinati a compagini italiane”.
Sin dal Novembre 2021 la Commissione Europea incoraggia l’uso di uno spazio comune europeo dei dati per il patrimonio culturale, da qui la nascita di Europeana, biblioteca digitale che contiene libri, film, dipinti, giornali, archivi sonori, mappe, manoscritti e archivi derivanti dalle istituzioni dei 28 paesi membri dell’Unione Europea in 30 lingue.
In particolare Europeana da accesso a :
- 31 milioni di immagini
- 24 milioni di documenti testuali
- 640 mila tracce audio
- 360 mila video
- 6 mila modelli 3D.
Altro riferimento dell’esperto è al progetto che porta alla creazione di ECCCH (European Collaborative Cloud for Cultural Heritage), un’infrastruttura digitale per il patrimonio culturale europeo, integrando risorse e conoscenze provenienti da diverse fonti.
Il progetto si concentra sull’interoperabilità e sulla creazione di un ambiente collaborativo per la conservazione e la fruizione del patrimonio culturale. Quindi, mentre Europeana funge da piattaforma di accesso e condivisione di contenuti culturali digitali, ECCCH si propone di sviluppare un’infrastruttura che supporti la gestione e l’accesso a tali contenuti, facilitando la cooperazione tra le istituzioni culturali.
Anche l’ecosistema delle startup in Europa è in forte crescita, con un aumento significativo di aziende che sviluppano soluzioni AI per il settore culturale: nel 2022, si stimava che ci fossero oltre 300 startup attive in questo campo. “L intelligenza artificiale è una tecnologia, ma tutte le tecnologie soprattutto nel mondo olistico in cui oggi viviamo, possono rappresentare un potente motore di cambiamento solo se introdotti in un contesto che vede la società e la cultura in maniera sempre più consapevole e critica”, così conclude il suo intervento la dott.ssa Paola Arena.
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