Attualità

I POTERI CORTI – Il mondo al contrario

di Marco Travaglini -


Sembra il titolo di un libro o di un film, oppure un articolo di carattere sociale (un po’ lo è). Potrebbe sembrare la frase che tutti conosciamo “era meglio quand’era peggio”.
In realtà, la mia vuole essere una mera constatazione tecnica, ma che porta con sé considerazioni anche sociali oltre che economiche e, in generale, si riallaccia alla vita delle persone.
Quando il mondo era “vuoto”, cioè ancora privo dei prodotti e dei servizi capaci di rendere la vita delle persone più facile (per chi se li può permettere e per chi li sa progettare e proporre…), il problema principale era inventare e produrre: prima il prodotto (il cosa), poi il come utilizzarlo, dopo ancora il valore aggiunto.
Un mondo dove il concetto razionale di “funzionalità” logica era la chiave per migliorare la vita delle persone: avevamo poco o nulla e ogni cosa che migliorava la possibilità tecnica e tattica di renderci più liberi, meno affaticati, più razionalmente produttivi, ci dava valore aggiunto. Prendiamo la lavatrice, che ci ha dato l’opportunità di avere più tempo libero, meno fatica, più produttività.
Il mondo era concentrato su soluzioni tecniche che risolvevano un problema singolo, spesso staccato da molte questioni sociali e di vita, stati emotivi o benessere; insomma, “bastava poco per essere felici”.
Oggi, in un mondo dove la produzione non è più un problema e nel quale troviamo tutto, come strumento o prodotto, come servizio o know how tecnico, l’ordine è invertito: prima la visione (del valore emotivo che vogliamo dare), che indica “il perché”; poi la strategia e il modello (di business, di lavoro, di vita), che indicano “il come”; infine il prodotto e lo strumento utilizzato che indicano “il cosa”.
Il mondo ormai è al contrario e di quel “pezzo di ferro” che non stimola emotività, interesse sociale ed attenzione (in una guerra comunicativa che genera in media solo 6,8 secondi per ogni argomento scrollato nel nostro telefono – dati Wired Italia), non interessa più a nessuno.
Le persone oggi sono attratte da una visione che genera curiosità emotiva, attirate da una modalità e metodologie diverse di fruizione di un prodotto o di un servizio: sono molto più attente ai contorni prima di utilizzare quel qual-cosa.
Se diamo per scontato che tutti i nostri piccoli e medi imprenditori hanno capito che la piramide è rovesciata, stiamo dando per scontato la base.
Serve cultura, cultura e cultura di nuova impresa, altrimenti i problemi sono e saranno sempre gli stessi e il Made in Italy legato al “cosa” rischia di saltare. Sono necessarie una Vision e una Strategy in Italy per ogni questione che porta valore aggiunto, tanto per il produttore che per l’utilizzatore. Nonché per le nostre tasse e tasche statali, quest’ultime sempre magre e costantemente aiutate da un grande debito pubblico che permette di pagare i servizi, quelli sì, essenziali.


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