Attualità

I POTERI CORTI – Chi vogliamo essere?

di Marco Travaglini -


Ogni anno, la manovra di bilancio si approva in corner, salvandoci dal rischio della procedura di mamma Ue.
E, come tutti gli anni, la coperta è sempre corta: ogni tanto, qualche esploratore o navigatore sotto i mari dei ministeri rinviene qualche tesoretto, ma sempre poca roba rispetto a quanto necessario. Sì, bene i 4 punti IRES in meno per chi investe (poca la platea), le detrazioni per chi assume, gli incentivi per grandi imprese che fanno sviluppo (anche se penso generino veramente poco indotto ormai, nonché penso siano imbrigliate in una Transizione 5.0 da rivedere), aliquote IRPEF minori per dipendenti etc etc. Qualcosa di buono c’è, ma la visione e la pianificazione di ciò che vogliamo essere o, ancor meglio, diventare, sinceramente non si vedono all’orizzonte. Siamo sempre debitori: dalla nascita, in ragione del nostro debito pubblico e, in questi anni, grazie a un PNRR che dovremo comunque restituire in gran parte, nel corso dei prossimi. Quando diventeremo creditori, anzitutto di credibilità e, successivamente, di danaro, asset e valori? Quello che manca in ogni Finanziaria, imho (“in my humble opinion”, come dicono quelli bravi), è lo stimolo a produrre valore immateriale, culturale e professionale, elementi necessari per essere anzitutto credibili e poi anche creditori, con il valore aggiunto che potremmo apportare. Siamo sicuri che vecchi metodi e misure come detassare elementi tattici quali assunzioni o investimenti in tecnologie (vedi il fotovoltaico, ottimo per l’ambiente ma davvero poco risolutivo a medio e lungo termine), oppure offrire bonus vari su bebé et similia, siano formule vincenti per trasformarci da debitori a credibili creditori? Tanti parlano di ricette con shock economici a cui sinceramente credo poco, posto che, da un lato, manca capacità attuativa (vedi PNRR che il Governo sta ben richiedendo, ma gli enti locali hanno difficoltà a mettere a terra come opere) e, dall’altro, quanti ne vanno ad una criminalità diffusa quando i fiumi sono in piena? Allora mi domando: cosa vuol dire essere credibili per diventare creditori? Sempre imho, penso manchi il sale della credibilità qualitativa di ciò che dovremmo fare in questo mondo moderno: formazione, informazione e comunicazione; diffusione del sapere di come fare oggi ad aumentare la propria capacità professionale e produttiva, imprenditoriale e di valore aggiunto in generale; buone pratiche, servizi, azioni e strumenti; persone in grado di creare le basi per migliorare idee, generare cultura imprenditoriale moderna e lavorare con qualità; misure per favorire ricerca e sviluppo; soluzioni e metodi nuovi con proattività e assertività. Tutto questo manca tanto in strada, quanto nei palazzi e nessuna Finaziaria prevede un atto di coraggio per ripensare soluzioni strategiche shock per permetterci di capire bene chi vogliamo essere, se debitori o (credibili) creditori. Solo misure tattiche, che sembrano spingere avanti, con faticosa inerzia, una barca difficile da governare e che rischia sempre più di bruciare un valore creato in un mondo obsoleto e le cui reiterate ricette sembrano ormai fuori contesto e fuori tempo.


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