Politica

PRIMA PAGINA-I parlamentari azzurri divisi sullo ius scholae

di Giuseppe Ariola -


Che sullo ius scholae voluto da Forza Italia non ci fosse alcun accordo in maggioranza era pacifico e, qualora fosse stato necessario, le posizioni ribadite a più riprese dagli alleati di centrodestra negli ultimi giorni hanno spazzato il campo da ogni eventuale equivoco o fraintendimento. Ma che l’iniziativa lanciata d’emblée da Antonio Tajani in pieno agosto, a parlamento chiuso e con il dibattito politico (per i più, finalmente) afflosciato dal periodo di vacanze, incontrasse una contrarietà sufficientemente diffusa anche tra gli stessi parlamentari azzurri non era forse così prevedibile. Chiariamo. Che la proposta di ius scholae era stata accolta con un certo scetticismo, addirittura da qualcuno con imbarazzo, è cosa nota. Altrettanto lo è il fatto che in molti non hanno proprio compreso la mossa da un punto di vista politico, pur tendendo a giustificarla con la necessità di cavalcare il tema dei diritti in linea con alcune dichiarazioni pubbliche rese dalla famiglia Berlusconi, in particolare quelle della primogenita del fondatore di Forza Italia, Marina. Ma dallo scetticismo alla contrarietà la differenza è sostanziale e il partito rischia di dividersi. L’aria che tira tra gli azzurri non è più quella di un tempo, quando sul posizionamento politico, come su qualsiasi altra questione, si rimandava in ultima istanza alle decisioni di Silvio Berlusconi. “Deciderà il presidente”, “L’ultima parola la dirà il nostro leader”, “In Forza Italia la linea politica la dà Berlusconi”, “Noi tutti siamo soldati nelle mani del presidente”, erano alcune delle frasi che per anni sono state a più riprese proferite dai forzisti di vario rango. Ed effettivamente funzionava così. A prescindere da come venissero prese le decisioni, l’ultima parola era quella di Berlusconi e tutti si allineavano al ‘verbo’ del leader, volenti o nolenti, concordi o in disappunto, sbattendo qualche pugno sul tavolo magari, ma pur sempre restando tra i ranghi. Adesso il clima è cambiato e pur riconoscendo e rispettando il ruolo e la persona di Antonio Tajani come segretario nazionale del partito, si chiede collegialità nelle scelte politiche, in particolare su quelle che, in un modo o nell’altro, impattano sui rapporti con gli altri partiti della coalizione di centrodestra. E sulla decisione di procedere con una proposta di legge sullo ius scholae non solo a monte non c’è stata collegialità, ma a valle manca addirittura condivisione. Senza contare che i parlamentari che lo scorso giovedì hanno preso parte alla riunione congiunta dei gruppi di Camera e Senato, convocata ad hoc proprio sul tema della cittadinanza, si sono dovuti accontentare di una descrizione a grandi linee della proposta messa a punto, non essendo stato loro sottoposto alcun testo. Testo che pure è già pronto, ma che giace sulle scrivanie dei capigruppo in attesa di essere presentato agli alleati, probabilmente perché si ritiene possa essere suscettibile di modifiche dopo averlo condiviso con Lega e Fratelli d’Italia. Il dubbio però è che il partito di Matteo Salvini possa addirittura rifiutarsi di partecipare a una riunione sul tema, tanto più dopo aver detto in tutte le salse che le norme attuali per il riconoscimento della cittadinanza vanno bene come sono e non c’è necessità di modificarle. Una linea rispetto alla quale il leader leghista può contare anche sul sostegno di Giorgia Meloni che, seppure con minore enfasi e con una verve differente da quella del Carroccio, ha detto la stessa cosa. Posizioni ben note già tempo che, oltretutto, molti esponenti di Forza Italia condividono, il che ha raffreddato il clima attorno a una proposta divisiva il cui percorso appare giorno dopo giorno sempre più in salita. Senza contare che la circostanza offre una ghiotta occasione a chi vuole mettere in discussione la figura del segretario nazionale che, nonostante goda di un certo favore tra la pattuglia parlamentare, deve comunque guardarsi le spalle da quanti non vedono l’ora di poter approfittare di un suo passo falso per rimescolare le carte.


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