I nemici di Valditara andassero a studiare
Il vecchio vizio dei compagni di non parlare con i “fascisti” (che poi sarebbero tutti coloro che non la pensano come loro) perché non hanno diritto di parola in qualche modo è arrivato a infestare le deboli menti dei giovani sinistri di oggi, che addirittura scimmiottano il gesto della P38 alle manifestazioni. Ragazzetti che giocano a fare i violenti, quando con loro altro che pistole, spranghe o chiavi inglesi (tutte armi dei terribili anni di piombo, quando lo slogan più in voga era “uccidere un fascista non è reato”): basterebbe un ceffone per togliergli di dosso tutta la voglia di combattere il sistema. Giovinastri molto confusi e molto mal consigliati dai compagni “cattivi maestri”. Come le presunte femministe militanti (o chi per loro) che hanno scritto “104 morte di Stato, non è l’immigrazione ma la vostra educazione” e “Valditara fai schifo, non può patriarcare per sempre, dimettiti”: sono le parole che si leggono sui marmi del ministero dell’Istruzione, a Trastevere. Scritte corredate di stella a cinque punte (in stile BR) e dal simbolo anarchico della freccia nel cerchio (tipo centro sociale okkupato). Un chiaro riferimento alle dichiarazioni di lunedì del ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara sulla non incidenza del patriarcato sui femminicidi e sull’incremento dei fenomeni di violenza sessuale connessi all’immigrazione illegale. “Le scritte intimidatorie e i simboli anarchici comparsi sul ministero dell’Istruzione sono un gesto vile e inaccettabile. Piena vicinanza al ministro Valditara, sicura che il suo impegno non sarà fermato da queste provocazioni”, ha tuonato su X la premier Meloni. Come è noto, in un videomessaggio trasmesso alla Camera in occasione della presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin, il ministro dell’Istruzione ha detto che il patriarcato, “almeno come fenomeno giuridico”, non esiste più e che “i percorsi ideologici non mirano mai a risolvere i problemi ma affermare una personale visione del mondo”. Occasione ghiotta per l’opposizione per attaccare il ministro e il governo, reo secondo la tara ideologica della sinistra di aver negato il patriarcato femminicida, per di più incolpando gli amati migranti, che poi spesso sono clandestini con precedenti, che spesso si macchiano di violenze, stupri e omicidi di donne. Lo dicono i numeri, ma si sa: questi sinistri figuri negano la realtà. Sulla polemica scoppiata è tornata anche la Meloni durante il suo viaggio in Brasile per il G20. La premier ha spiegato perché il nemico da combattere, nel 2024, non è più il patriarcato ma l’immigrazione clandestina. Strettamente collegata con l’aumento di violenze sulle donne. “Empowerment femminile e violenza sulle donne sono cose diverse. La violenza sulle donne è un tema che siamo al di là dal risolvere. Le cause vanno affrontate tutte quante. Ci sono dati che parlano di un’incidenza significativa dell’immigrazione illegale di massa. E l’Italia continuerà a lavorare per fermarla. Ci sono anche altre cause su cui lavoreremo”, ha dichiarato la premier. Un chiarimento che non è bastato a sedare gli animi di chi ripete a vanvera che i femminicidi sono colpa del patriarcato, preoccupandosi solo delle donne uccise dai bianchi, dagli italiani. La confusione di questi goffi emuli dei compagni degli anni ’70, con le loro scritte che grondano stupidità conclamata, è comunque pericolosa: dare il cattivo esempio a parole può muovere la mano di qualche utile idiota. Ci siamo passati già, purtroppo. In ogni caso, non è tanto questione di mancanza di “cultura del rispetto”, come dice il ministro della Famiglia Roccella, ma di mancanza proprio di cultura. Per cui queste sciamannate, pseudo streghe tornate per far tremare chissà chi, così come i loro amichetti simil picchiatori da strapazzo, andassero a studiare. Prima di fare qualsiasi altra cosa. Perché l’ignoranza uccide. Quanto meno il buon senso. Così come il senso della misura.
Torna alle notizie in home