I leader Ue a Parigi a confronto sulla difesa comune
Il vertice ristretto tra i leader europei a Parigi è durato tre ore, segnando un momento cruciale per l’Europa, chiamata a definire il proprio ruolo nel futuro dell’Ucraina e sulla scena globale. Al centro dell’incontro, convocato dal presidente francese Emmanuel Macron, la necessità di rafforzare la difesa europea e rispondere all’iniziativa statunitense di avviare colloqui con Mosca senza il coinvolgimento diretto di Kiev. Hanno partecipato i leader di sei Paesi Ue – Giorgia Meloni, Olaf Scholz, Donald Tusk, Pedro Sánchez, Dick Schoof e Mette Frederiksen – oltre al premier britannico Keir Starmer, il presidente del Consiglio europeo António Costa, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il segretario generale della NATO Mark Rutte. Macron, prima dell’incontro di Parigi, ha avuto una conversazione telefonica con Donald Trump, segnale della crescente attenzione verso l’evoluzione della politica americana e il suo impatto sulla sicurezza europea. “La sicurezza dell’Europa è a un punto di svolta. Non riguarda solo l’Ucraina, ma anche noi. Serve un’azione immediata per rafforzare la difesa”, ha dichiarato von der Leyen prima del vertice. L’Ue dovrà arrivare con una posizione chiara già al bilaterale tra von der Leyen e l’inviato speciale Usa per l’Ucraina, Keith Kellogg, che si terrà contestualmente all’incontro di alto livello tra le delegazioni statunitensi e russe a Riad. António Costa ha sottolineato che il vertice di Parigi è solo l’inizio di un processo più ampio, in cui l’Unione Europea e i suoi Stati membri giocheranno un ruolo centrale. Tuttavia, l’iniziativa ha suscitato critiche da parte di alcuni leader euroscettici. Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha accusato i partecipanti di voler ostacolare una soluzione pacifica del conflitto. Anche il premier slovacco Robert Fico ha espresso perplessità, contattando Costa per chiedere spiegazioni sul motivo per cui un tema così rilevante sia stato discusso in un vertice ristretto, escludendo il resto dei 27 Stati membri. Uno dei punti più controversi riguarda la possibilità di inviare truppe europee in Ucraina come garanzia di sicurezza dopo la fine del conflitto. Francia e Regno Unito si sono dette favorevoli, mentre la Germania considera prematuro discuterne. Sorprende invece il rifiuto della Polonia, tradizionalmente in prima linea nel sostegno a Kiev. Il premier polacco Donald Tusk ha rivolto parole dure agli altri leader, ammonendoli dal cercare alternative alla NATO o dall’indebolire il legame con gli Stati Uniti. “Non è il momento di formulare garanzie illusorie per l’Ucraina”, ha dichiarato, riferendosi implicitamente agli accordi di Minsk, che si rivelarono inefficaci. Secondo Tusk, la priorità per l’Europa è investire seriamente nella propria difesa comune, rafforzando le proprie capacità prima di prendere impegni di sicurezza difficilmente realizzabili.
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