I giudici bacchettano Ayala: “Troppe versioni” Lui: “Sono amareggiato”
GIUSEPPE AYALA MAGISTRATO
“Io continuo ad avere un grande rispetto per i giudici, ma sono davvero amareggiato per quello che scrivono nelle motivazioni della sentenza. Io, in quel momento, mi ero appena imbattuto nel cadavere del mio amico Paolo, che era senza gambe e senza braccia. Ho fatto fatica a riconoscerlo. E c’era questa storia della borsa, ovviamente chiusa. Ignoravo il contenuto della borsa e mi sono confuso. A distanza di anni. Dopo 15, 20 anni”. A parlare è l’ex giudice Giuseppe Ayala, commentando le parole di biasimo nei suoi confronti, scritte dai giudici di Caltanissetta nel processo sul depistaggio nell’attentato a Paolo Borsellino, ucciso con un’autobomba dalla mafia il 19 luglio 1992, quasi due mesi dopo la strage di Capaci, in cui furono fatti saltare in aria il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la scorta. Ayala fu ascoltato varie volte nei processi sulla strage, in relazione alla borsa e all’agenda rossa di Borsellino e ha fornito versione incongruenti. “Pur comprendendone lo stato emotivo profondamente alterato, appare inspiegabile il numero di mutamenti di versione rese nel corso degli anni in ordine alla medesima vicenda”, scrivono i giudici bacchettando Ayala. Per il collegio “restano insondabili le ragioni di un numero così elevato di cambi di versione, peraltro su plurime circostanze del narrato”.
Parole che non sono piaciute all’ex magistrato, il quale, dopo le stragi, figurava spesso in tv come uno dei nuovi eroi antimafia e sosteneva di aver fatto parte del pool di Falcone e Borsellino. “Ricordo che c’era una testimonianza del giornalista Cavallaro che era più lucido di me e che raccontò quello che è successo. Questo attacco alla mia persona mi amareggia. E anche molto”, dice Ayala, ricordando la “famosa foto di Tony Gentile che vede Borsellino e Falcone insieme sorridenti, fu scattata il 28 marzo 1992 in una iniziativa a sostegno della mia candidatura. I rapporti erano questi e lo possono dire tutti”. Eppure, scrivono i giudici nisseni, “Ayala sentito a sommarie informazioni il 12 settembre del 2005, successivamente al ritrovamento della foto che ritraeva il capitano Arcangioli con in mano la borsa del giudice, egli, operando una drastica riduzione del tempo di permanenza sui luoghi, da un’ora a venti minuti, ha affermato che non era più un ufficiale dei carabinieri in divisa a estrarre la borsa dalla macchina, ma egli stesso che nel frangente provvedeva a consegnarla all’ufficiale”. E aggiungono: “Sentito nuovamente a sommarie informazioni testimoniali l’8 febbraio del 2006 Ayala ha modificato nuovamente la propria ricostruzione dei fatti affermando di essere certo che chi ha prelevato la borsa dall’auto fosse in borghese e non in divisa, che non è stato lui a estrarre la borsa, ma che l’ha presa in mano e consegnata ad un ufficiale in divisa”. Per i magistrati, dunque, sono un mistero le ragioni di un numero così elevato di cambi di versione. Ma per Ayala, i giudici “non tengono conto delle condizioni in cui mi trovavo in quel momento della mia vita, personale e professionale, del grande legame che notoriamente mi univa a tutti i membri del pool, lo sanno tutti, ma come si fa a dubitare? Un po’ di prudenza andrebbe suggerita ai magistrati”. L’ex antimafia accenna anche al “rischio dietrologico, che va di gran moda. Ne prendo atto. Sono tranquillo, per me parla la mia vita professionale, questo mi dispiace dal punto di vista umano”.
Infine, torna con la mente al giorno della strage di via D’Amelio. “Io ero traumatizzato, mi esaminavano a distanza di anni, in quel momento ero fisicamente presente ma con la testa fuori di me, ero inciampato nel cadavere di Paolo e quello che rimaneva di Paolo”, ricorda Ayala. “Mi sembra una affermazione assurda, io ho grande rispetto per la magistratura ma francamente mi pare che dal punto di vista umano c’è poca comprensione”. E conclude: “Quando una versione è costruita è una sola, e l’ho potuto appurare nella mia vita professionale da magistrato. Ma quando non è costruita, con il passare degli anni si fa sempre più fatica a ricordare i dettagli. Questa è la prova provata della mia sincerità. Sono davvero amareggiato”.
Torna alle notizie in home