Attualità

I fertilizzanti russi che ci servono, la voce grossa Ue che danneggia il mondo agricolo

di Angelo Vitale -


Una guerra alla Russia, dopo la guerra della Russia all’Ucraina, che non serve all’agricoltura italiana e a quella europea, perché i fertilizzanti prodotti in Russia e Bielorussia – i due Paesi cui l’Europa vuole comminare dazi – ci servono e non abbiamo capacità interna per produrne nella quantità che ci occorre. Dicono queste le proteste del mondo agricolo rilanciate in Italia da Coldiretti e Confagricoltura, l’ennesima prova di decisioni adottate a Bruxelles che non rispecchiano lo stato dell’arte negli Stati membri e la presunzione di poter instaurare, sulla scorta di un’univoca posizione politica, un braccio di ferro con Paesi ed economie che hanno fatto meglio.

Per Coldiretti e Filiera Italia è “sbagliata” la proposta della Commissione europea che prevede l’innalzamento delle sanzioni, oltre che su alcuni prodotti agricoli, anche sui fertilizzanti originari o esportati direttamente o indirettamente dalla Russia e dalla Bielorussia nel mercato dell’Ue. In particolare, per i fertilizzanti è previsto un aumento graduale fino a raggiungere dopo tre anni il valore massimo di 315 o 430 euro per tonnellata di tariffa aggiuntiva sul dazio. Durante il periodo transitorio di tre anni, queste “tariffe proibitive” saranno introdotte anche nel caso in cui le merci provenienti dalle due nazioni siano importate al di sopra di determinati volumi. “Un provvedimento che per i fertilizzanti provocherà un ulteriore aumento del prezzo, considerato che l’Ue è fortemente dipendente dal mercato estero e si rifornisce, tradizionalmente, da un gruppo ridotto di fornitori, tra cui troviamo proprio i due Paesi oggetto del provvedimento”.

“L’Europa ci ha reso dipendenti da Paesi terzi – afferma il presidente Coldiretti Ettore Prandini -. La fine della guerra è certamente la priorità assoluta ma nelle trattative di una possibile pace si deve discutere anche la venuta meno delle sanzioni alla Russia che per noi hanno chiuso un mercato di grande interesse”.

Ad oggi, ricordano le associazioni, la Russia è il più grande esportatore al mondo di urea, grazie alla sua elevata capacità produttiva derivante dalla grande disponibilità di materie prime necessarie alla loro produzione e per minori vincoli ambientali in capo ai produttori, quelli che le aziende europee non possono evitare.

Sta di fatto che l’attuale capacità produttiva dell’Ue di produrre fertilizzanti “non è in grado, ad oggi, di coprire la domanda interna e, tale provvedimento provocherà un’impennata dei costi di produzione con riduzione della competitività dei nostri produttori, la messa in pericolo della sovranità alimentare dell’Ue e un aumento dei prezzi per i consumatori”. In maniera sconsolante lo ammette pure Confagricoltura: “Non sussistono prodotti sostitutivi di uguale qualità in altri mercati”. Un’Europa che fa la voce grossa ma si calpesta i piedi.


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