Economia

I dazi Ue sulle auto cinesi fanno innervosire Pechino e Berlino

di Giovanni Vasso -

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La Commissione Ue pensa a imporre, o meglio ad aumentare, i dazi sulle auto elettriche cinesi ma fa infuriare, oltre a Pechino, anche la Germania. Berlino, difatti, è tra i primi partner commerciali del Dragone e già a maggio scorso le sue case automobilistiche di punta, cioè Bmw, Mercedes e Volkswagen, hanno deplorato anche solo l’idea di imporre balzelli sulle importazioni dalla Cina. La notizia sganciata dal Financial Times questa mattina è di quelle capaci, davvero, di far traballare l’Unione europea. Già, perché l’ipotesi dazi sulle auto cinesi divide e non poco, gli Stati membri. Il ministro tedesco ai Trasporti, Volker Wissing ha ammonito: “I dazi punitivi della Commissione europea si ripercuotono sulle imprese tedesche e i loro prodotti di punta. I veicoli – ha spiegato l’esponente del governo tedesco guidato dal cancelliere Olaf Scholz – devono diventare più economici attraverso una maggiore concorrenza, mercati aperti e condizioni di localizzazione significativamente migliori nell’Ue, non attraverso guerre commerciali e preclusioni di mercato”. Una posizione che troverà, molto probabilmente, l’appoggio e la vicinanza di Stoccolma. La Svezia, difatti, deve fare i conti con l’acquisizione, da parte dei cinesi di Geely, dell’82 per cento del capitale sociale di Volvo. A sostenere l’imposizione dei dazi sulle auto cinesi, invece, ci sarebbe la Francia con Renault, che ha le sue alleanze altrove, e Stellantis che pure in Cina ha tessuto cointeressenze. L’Italia sostiene la linea dei dazi, con il ministro Urso che dai social ha spiegato: “Saluto con soddisfazione l’annuncio che la Commissione Ue ha fatto oggi dei dazi sull’ingresso delle auto elettriche cinesi in Europa per tutelare la produzione europea nella piena consapevolezza che abbiamo anche noi: la possibilità di riaffermare in Italia l’industria automobilistica italiana, uno dei settori trainanti dello sviluppo industriale del nostro paese a cui non vogliano assolutamente rinunciare”.

La scelta data ormai per certa dal Financial Times ha fatto innervosire, e non poco, la Cina. Che ha affidato una piccatissima reazione al portavoce del ministro degli Ester Li Jian: “Si tratta di un tipico atto di protezionismo. La parte europea usa una scusa per imporre tariffe aggiuntive sui veicoli elettrici importati dalla Cina, il che viola i principi dell’economia di mercato e le regole del commercio internazionale; danneggia la cooperazione economica e commerciale Cina-Ue e la stabilità della produzione e della catena di fornitura automobilistica globale; in ultima analisi, danneggerà gli interessi stessi dell`Europa”.


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