I CONSIGLI DEL LIBRAIO – Se la Terra promessa (ad Ovest) è un bistrot parigino anni ’50
di GABRIELE GRAZI
Il Club degli Incorreggibili Ottimisti di Guenassia è un libro balzato agli onori delle cronache grazie al miglior strumento possibile per i consigli: il passaparola dei lettori. Guenassia infatti nel 2009 all’epoca della pubblicazione era un avvocato parigino senza storia letteraria alle spalle. Eppure, come spesso succede per gli esordienti, pur se il suo libro uscì tutto sommato in sordina, conquistò subito un primo zoccolo di lettori affezionati che lo consigliarono a loro volta, e così via come nella storia del chicco di riso come multiplo nelle caselle della scacchiera chiesto come premio: sono diventati tantissimi.
Il passaparola dei lettori è uno strumento democratico e arriva al cuore del consiglio: se si tratta o meno di un buon libro. Così altrettanto democratico è il nostro Club, situato alla fine degli anni cinquanta nel retro di un bistrot parigino frequentato da tutti come accadeva in quegli anni. Potevi trovarvi ai tavoli intenti in una discussione filosofica Sartre e Camus. Oppure come nel nostro caso un gruppo eterogeneo di giocatori di scacchi con una matrice comune, l’essere esuli del blocco sovietico, dovuti fuggire per vari motivi politici lasciandosi alle spalle la loro vecchia vita e i loro affetti, con la speranza o meglio la necessità di reinventarsi in una delle capitali dell’occidente ma senza la reale possibilità di chiudere la partita precedentemente aperta.
Il romanzo è come un fiume alimentato dai vari affluenti che sono le storie di questi molteplici protagonisti. Da Michel, ragazzino della media borghesia francese che fa girare la storia a Sasa, russo che come tutti cela un segreto che ci avvincerà e commuoverà per tutto il testo. Non posso non citare forse la vera protagonista del libro: la Storia. Guerra Fredda, crisi con le colonie africane, comunismo, liberalismo, esistenzialismo. Molti -ismi che si traducono in visioni del mondo, e che quando si calano realmente in esso, in mezzo alle vite vere, perdono inevitabilmente molte delle loro certezze per divenire esseri complessi tra humor e melanconia. Si raccontano infinite storie muovendosi sullo sfondo di una Parigi meravigliosa. Come quella dei prigionieri politici russi che si stanno scambiando nelle patrie galere perplessità sui motivi della loro detenzione. Uno dice di essere stato arrestato perché era arrivato al lavoro con cinque minuti di ritardo e lo hanno accusato di sabotaggio. L’altro ha risposto che era arrivato invece con cinque minuti di anticipo e lo hanno accusato di spionaggio. Il terzo allora risponde di essere arrivato puntuale, e lo hanno accusato di aver comprato il suo orologio in occidente.
Un solo contro-consiglio alla lettura: se siete afflitti da sindrome dell’abbandono non leggete questo libro, vi affezionerete troppo alle sue storie e ai suoi poetici e picareschi personaggi. Se ve la sentite ecco allora come leggerlo: entrate a far parte di un Club, ma sceglietelo fumoso, con le pareti grigie per le evidenti ristrettezze e il pavimento bagnato di lacrime e sudore, eppure nonostante tutto pervaso da un insaziabile anelito per la fratellanza di spiriti e di ottimismo insulso. Ecco portate lì anche la vostra storia, sarà sicuramente un fallimento, però almeno spettacolare.
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