Cultura & Spettacolo

I CONSIGLI DEL LIBRAIO – I calembour del maestro Queneau secondo la versione di Italo Calvino

di Redazione -


I CONSIGLI DEL LIBRAIO – I calembour del maestro Queneau secondo la versione di Italo Calvino.
di GABRIELE GRAZI

“Appena presi a leggere il romanzo pensai subito: È intraducibile!… ma il libro cercava di coinvolgermi… mi tirava per il lembo della giacca, mi chiedeva di non abbandonarlo alla sua sorte, e nello stesso tempo mi lanciava una sfida”. Così il traduttore del libro, nientedimeno che Italo Calvino.

Queneau visto da Italo Calvino

Queneau è uno scrittore particolarissimo nel panorama letterario del Novecento, basti pensare che fece parte del Surrealismo e, in qualche modo sulla scia di questa esperienza, fondò nel 1960 il movimento letterario OuLiPo (Officina di letteratura potenziale) di cui fece parte lo stesso Calvino in Italia. Il movimento è vivo ancora oggi (vi parlerò del libro “La Novità” di Paul Fournel, oggi presidente del movimento) e la sua filosofia pone dei vincoli narrativi per gli scrittori in modo da stimolarne la creatività attraverso una forma e deformazione della forma stessa. Ad esempio: il vincolo del prigioniero (si vieta nella scrittura l’utilizzo di lettere con gambetta, quindi la q, la b, la d, la h ecc…); la palla di neve (una poesia dove ogni verso è composto da una parola e la parola successiva è più lunga di una sola lettera); il lipogramma (qui è vietata una singola lettera, di solito si applica anche a testi già esistenti e si riscrivono cambiando le parole che hanno la lettera proibita); il metodo della sostituzione (si cambiano i sostantivi di un’opera con la parola che cade un certo numero di posizioni predefinito più avanti in un dizionario preso come riferimento). Sono tantissimi i giochi letterari che troverete espressi da questo movimento. Non so se costituiscano un classico divertissement. Posso solo dire che per l’appunto è molto divertente leggere queste opere.

I consigli di lettura

Il libro di cui vi parlo oggi ha uno degli incipit più celebri di tutta la narrativa contemporanea, un gioco di parole continuo: “Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d’Auge salí in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Edueno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all’orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. I Normanni bevevan calvadòs…”. Di per sé è un romanzo storico, però onirico perché i due protagonisti si sognano a vicenda in un vortice di personaggi e di situazioni rocambolesche. Passerete dal Concilio che depose Papa Eugenio IV agli Stati Generali francesi alla presa della Bastiglia, agli anni ‘60 in un campeggio parigino. Il Duca d’Auge sogna dai suoi antichi castelli Cidrolin, e quest’ultimo a sua volta dalla sua chiatta parigina negli anni ’60 sogna il Duca. Sarà possibile un incontro o un disvelamento di questo doppio sogno? O magari un senso a questa storia o alla Storia? Il mio consiglio di lettura secondo il metodo della sostituzione. (Dizionario Garzanti 2009, 8 parole di stacco): leggibilità, senape, concambio furore, concambio curry, concambio amorfo.


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