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I clan a Napoli: una storica pizzeria per riciclare denaro, il racket delle case popolari, la scorta armata alla moglie del boss

di Angelo Vitale -


Ci sono anche un Rolex e un lingotto d’oro nell’elenco dei sequestri di questa mattina nel corso di un blitz della Guardia di Finanza contro un imprenditore ritenuto vicino al clan Contini è Massimiliano Di Caprio, da anni notissimo volto social della notissima pizzeria Dal Presidente, storica perché aperta dal 1936. Simboli del lusso emblematici, nel mondo della criminalità organizzata cui oggi è stato inferto un nuovo colpo con l’inchiesta sul controllo esercitato dai clan sull’area orientale di Napoli.

I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia: nel mirino degli investigatori beni mobili e immobili, quote societarie, compendi aziendali e disponibilità finanziarie per un importo complessivo di oltre 3,5 milioni di euro.

Lo scorso 14 maggio, Massimiliano Di Caprio era già stato destinatario del provvedimento, insieme ad altre 4 persone, ed era stato sottoposto ad una ordinanza applicativa di misure cautelari per il reato di trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio, aggravato dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il clan Contini.

Nella circostanza furono sottoposti a sequestro – e contemporaneamente affidati ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale – la pizzeria Dal Presidente nel centro storico di Napoli, un’impresa di panificazione, un’agenzia viaggi e 7 immobili ritenuti fittiziamente intestati a terze persone anche per mascherare il raggiungimento degli obiettivi illeciti del clan e il sostentamento economico dei detenuti e delle rispettive famiglie.

Gli accertamenti economico-patrimoniali successivamente eseguiti nei confronti di uno degli indagati (tuttora detenuto) e dei componenti del suo nucleo familiare hanno evidenziato una chiara sproporzione, nel periodo 2000-2023, tra i redditi dichiarati e le relative pproprietà mobiliari e immobiliari. Su queste basi è stato ora disposto il sequestro “per sproporzione” sia dei beni già vincolati, sia di ulteriori beni (due immobili, un orologio di marca Rolex, un lingotto d’oro e somme di denaro contante per 374mila euro circa trovati durante la perquisizione): Di Caprio, in proposito, ha fatto scena muta con le Fiamme Gialle.

Nello scenario più ampio, emerge un vero e proprio controllo sociale del territorio. Il clan De Micco-De Martino comandava su chi poteva risiedere negli alloggi popolari nel rione Ponticelli di Napoli. L’indagine, condotta tra il 2021 e il 2022, ha documentato l’esistenza e l’operatività del gruppo camorristico facente capo alle famiglie De Micco (Bodo) e De Martino (XX). Famiglie che sono espressione, sui predetti territori, del più noto clan Mazzarella. Tra i dettagli emersi, la gestione degli alloggi popolari con tanto di prezzario, all’interno del rione Fiat del quartiere Ponticelli. Le indagini hanno dimostrato come il clan gestisse, in modalità monopolistica, il racket degli alloggi popolari grazie alla capacità di affidare le abitazioni a persone compiacenti e dietro il pagamento dai 2500 ai 5mila euro. Sul posto, controllava anche i servizi di pulizia dei comprensori popolari di Ponticelli, affidati a soggetti affiliati ai quali gli inquilini erano costretti a rivolgersi.

Sugli alloggi popolari occupati illegalmente, “i clan – ha spiegato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri – creano condizioni affinché non entrino altre persone estranee all’organizzazione”.

Una zona ove il dominio del clan era totale, esercitato anche con “cortei” armati. A confermarlo Rosa Volpe, procuratore aggiunto: “Il clan aveva un duplice interesse: creava profitto sulle case occupate e cedute agli affiliati con il pagamento di somme di denaro, ma allo stesso tempo inseriva persone di proprio gradimento nel rione, togliendo gli alloggi a rivali, parenti di pentiti o semplici persone perbene”.

Singolare, la vicenda del “corteo” armato della famiglia De Martino, con Carmela Ricci mamma di Salvatore De Martino e moglie di Francesco De Micco che, con la “scorta”, “andava a ritirare la bambina del figlio per portarla a casa loro, senza provvedimenti e autorizzazioni del giudice – ha ricordato Rosa Volpe – creando anche un grosso allarme per la famiglia della mamma della bambina”.


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