Attualità

I banchieri e sua santità

di Redazione -

PAPA FRANCESCO JORGE MARIO BERGOGLIO


di FRANCESCA CHAOUQUI
La Chiesa, intesa come istituzione, non sta passando un bel momento: troppi fronti aperti che stanno minando la tranquillità e Oltretevere si fa fatica a stare dietro a tutto e, soprattutto, a tutti. E così se il Santo Padre è costretto a chiedere rispetto per San Giovanni Paolo II, provando a tenere ben saldo il timore di una nave in mezzo al mare agitato, la giustizia vaticana, nelle mani del Presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone, prova a dipanare più di una matassa, in alcuni casi puntando ad risultati che fino ad ora nessuno ha saputo ottenere. Un contesto con cui il Pontefice deve fare i conti e da cui, per la verità non si è mai sottratto, anche quando il tutto è stato ‘appesantito’ dalle condizioni del tempo che viviamo. La successione dei nomi al soglio Pontificio registra l’incarnazione di ciascuno nella missione hic et nunc, nel proprio ed unico tempo storico; a Francesco è toccata l’era dei social, dove sembra non esserci né privacy né gestione delle informazioni, dove tutto è sdoganato e chiunque è accreditato per dire o scrivere la propria opinione, a prescindere dalla reale conoscenza dei fatti. Ed è così che l’abitudine a lavare i panni sporchi in famiglia si muta in condivisione a suon di news anche in Vaticano, che con l’avvento ancora giovane della segreteria per la comunicazione non è ancora pronto per la gestione della “crisis Communication”. Ma la fede di certo non c’entra con la fame di potere laicamente inteso che, per dirla alla maniera di un vecchio amico, “logora chi non ce l’ha” e di certo non ce l’hanno gli uomini di Dio che come Francesco si fanno servi imitando nostro Signore. Il dominio, e non il potere, che Dio mette nelle mani dell’uomo fin dalla creazione è quello della sovranità dell’essere che Papa Francesco ci ricorda nel suo libro “Ti voglio felice”. Le tentazioni certo non mancano, godere di privilegi piace a tutti ed è per questo che il Santo Padre mette continuamente in guardia il suo clero, ed è per questo che ha istituito varie commissioni al fine di mettere all’angolo la tentazione del potere che s’insinua particolarmente nella gestione economica dello Stato Vaticano. Chiarezza e Trasparenza volute dal Santo Padre hanno svelato il virus che ha colpito le istituzioni vaticane; il processo di ristrutturazione della finanza vaticana, per una gestione più trasparente ed una più efficace amministrazione e vigilanza, partito nel 2013 con l’obiettivo di valutare e riorganizzare di tutti gli Enti a carattere economico e finanziario presenti in Vaticano (COSEA), fallisce per l’opposizione interna durante il caso Vatileaks 2 con i documenti diffusi da Mons. Balda. Viene istituita la Segreteria per l’Economia (SPE) con l’obiettivo di vigilanza e indirizzo di tutti gli Enti a carattere economico e finanziario ma ahimè anche questa fallisce perché una parte della Curia capitanata dal cardinale Becciu crea ostracismo. La questione della non meritevole gestione dell’Obolo di San Pietro ha messo alle porte quanti hanno provato a collaborare per rendere più trasparente l’uso dell’Obolo stesso lasciando l’incarico e, non senza amarezza, le responsabilità dei misfatti.
Sembra essere andata meglio al CRIOR, la pontificia commissione referente sullo IOR incaricata nel 2013 di valutare la situazione dello IOR e una sua possibile riforma che sviluppa una proposta congiuntamente alla COSEA, alla Commissione Cardinalizia dello IOR e al Consiglio di Sovrintendenza dello IOR presentata e accolta da Papa Francesco, ma l’unica nota di merito resa nota dal Pontefice è la chiusura di 1600 conti di persone che non avevano diritto.
Con la presa in carico della Segreteria per l’Economia (SPE) tutti gli Enti a carattere economico e finanziario, inclusi quelli finora sotto il controllo della Segreteria di Stato, sono sottoposti al controllo e vigilanza. I loro bilanci preventivi e consuntivi sono trasmessi alla SPE, che provvede a sottoporli al Consiglio per l’Economia per la loro approvazione. C’è quindi ridimensionamento delle funzioni dell’Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato. Il tentativo di usare la struttura per supervisionare le finanze vaticane è però boicottato e naufraga definitivamente con l’inchiesta sulla pedofilia che coinvolge il cardinale George Pell Prefetto della segreteria per l’economia. Questi condannato a 6 anni viene successivamente assolto. Nei più nasce il sospetto che il Cardinale sia stato incastrato per far fallire il progetto dello SPE.
Dura prova per Bergoglio, forse lo Spirito Santo sceglierà come suo successore un economista, ma intanto i fallimenti per mettere ordine nelle finanze Vaticane si susseguono, l’unica via possibile per raggiungere l’obiettivo di rendere trasparente la gestione del denaro sembra quella delle inchieste della giustizia di oltretevere. Tutto ciò che era, solo in parte, emerso con la commissione COSEA e con l’attività dello SPE, viene approfondito dagli organi e consente di raccogliere elementi tali da dar vita ad un processo come la Santa Sede non aveva mai affrontato e che sta mettendo in luce un modus operandi quantomeno opaco nella gestione dei soldi della Santa Sede.
Un difficile compito quello del Presidente del Tribunale vaticano Giuseppe Pignatone, una grande responsabilità da gestire senza condizionamenti e di sicuro certa stampa non aiuta. Ma il lavoro finale che spetta a Pignatone, di un processo che ha praticamente chiuso la fase delle testimonianze, appare poca cosa rispetto alla difficoltà che ha dovuto affrontare nel corso della sua carriera in qualità di Procuratore della Repubblica dello Stato Italiano. Non bisogna mai dimenticare che Pignatone è stato un giudice ‘antimafia’, ha lavorato all’arresto di numerosi latitanti, si è occupato della più importante inchiesta degli ultimi anni sulla criminalità attiva nella Capitale. Insomma: non parliamo di uno sprovveduto e proprio per questo il Santo Padre lo ha voluto al vertice della giustizia vaticana. D’altra parte l’epilogo del processo in corso non sarà la fine dei problemi che la Santa Sede ha con la gestione dei fondi: il 24 aprile prossimo si aprirà un nuovo processo che punterà a far luce sulla gestione della Cappella musicale pontificia. Naturalmente la questione denaro e Chiesa e quello che sta emergendo dal processo che sembra essere una spy story tra agenti segreti più che tra prelati e uomini di chiesa, affascina i non credenti e quanti temono l’autorevolezza della storia cristiana cattolica; le numerose opere di carità per loro natura non fanno notizia, il segreto messianico che è lo stile incarnato dalla Chiesa Cristiana penso sia oggi un argomento da far conoscere e riconoscere, gli influencer del bene naturalmente corrono il rischio di attirare l’attenzione su se stessi e non su ciò che li muove, ma è un rischio oggi necessario per riportare alla luce la bellezza dell’opera compiuta da un’istituzione sempre più martoriata dalle vicende umane legate ai suoi alti rappresentanti.

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