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Hot parade

di Redazione -


Sale: Manuela Arcuri. Sempre evviva Manuela Arcuri. I calendari? Sentite che dice al Corsera “Erano nudi artistici. In quegli anni farsi fotografare senza veli era un traguardo”. E c’ha ragione lei. Erano altri tempi, i calendari fatturavano a manetta, eravamo (molto) meno parrucconi. Oggi in nome del progresso manco un capezzolo si può far vedere. Sennò piange quel braghettone di Zucky.

Stabile: Imane Khelif. La sinistra riparta da Imane Khelif. Scusa, Elly. Rep corre fino in Algeria per sentire cos’ha da dire la pugile medaglia d’oro alle Olimpiadi e chissà magari farne una nuova Mohamed Alì (in gonnella, sia chiaro sennò poi denuncia anche noi) capace di prendere a pugni i soliti reazionari, scrittici femministe di Harry Potter, tycoon trumponi e affini. A chi tocca non si ingrugna, Schlein, fatti da parte per un po’ ché la sinistra chic ha trovato un’altra eroina. Che fine, compagni.

Scende: Christine Lagarde. “La Bce non si discute”. Alla governatrice non piace che qualcuno, come il vicepremier italiano Antonio Tajani, osi anche solo criticare l’operato sommamente giusto e degno d’essere amato sopra ogni cosa (cit.) dei falchi di Francoforte. Che ci hanno fatto la grazia, bontà loro, di tagliare ancora un pochino i tassi, ma giusto perché l’olezzo di morte (economica) ormai è un tanfo innegabile che appesta l’intera Europa. “Non dipendiamo dalla politica”, dice manco fosse uno dei gloriosi magistrati delle “sentenze che non si commentano ma si accettano”. Lagarde è sicura si poter dire che non dipende dalla politica. Da quella italiana, sicuramente no. Ma da quella tedesca chissà…

*di Simone Donati


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