Hot parade
Sale: Elettra Lamborghini. Lei twerka e coi suoi tormentoni incassa ma la Finanza non si lascia incantare dall’autotune e le fa l’accertamento. Un milioncino (o giù di lì) di presunta evasione per una società ritenuta a lei vicino. Elettra Lamborghini però non ne sa niente e se la piglia coi giornalisti che pubblicano notizie “infondate”. La questione riguarderebbe una società ritenuta riferibile all’influencer e cantante. Che lei, con una stories di Instagram (ormai Fedez ce l’ha insegnato: ha valore di notifica legale peggio di una Pec) smonta tutte le ricostruzioni dei soliti cattivi, invidiosi e sbomballati. Che bella vita. Se durasse.
Stabile: Andrea Orlando. Tumultuosamente come visse, è venuto a mancare il campo largo. Ne dà il triste annunzio Andrea Orlando candidato a governatore della Liguria senza quasi più nessuno in coalizione che rischia adesso non solo di prenderle, semplicemente, da Marco Bucci ma di apparare una figuraccia che la metà basterebbe per sempre. Stavolta a Matteo Renzi basta la parola, nemmeno la presenza. C’è o non c’è Italia Viva? Chissenefrega, acchiappi uno, scivola via un altro magari il M5s che punta al maoismo militante per sottrarre la base dem a Elly e al suo destino di finire a sfogliare i cataloghi di Vogue piuttosto che a studiare il libretto rosso.
Scende: Michele Emiliano. Frigna che ti passa. Il governatore della Puglia, invece di seguire a chi vengono affidati gli appalti, imbastisce una polemica fantastica contro la perfida Giorgia Meloni che odia il Sud e non si presenta all’inaugurazione della Fiera del Levante per non rispondere a lui dell’autonomia differenziata. Tutti i salmi finiscono in gloria, tutti i volponi in pellicceria. E tutti quelli che hanno qualcosa da far dimenticare presto all’opinione pubblica hanno una causa, santa e beata, da portare avanti contro un mondo di cattivoni.
*di Simone Donati
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