Esteri

Hezbollah sfida Israele: “Risponderemo”. Gli Houthi al fianco dei miliziani libanesi

di Ernesto Ferrante -


Almeno cinque razzi sono stati lanciati contro Israele dal Libano durante la notte scorsa, ma non hanno raggiunto il territorio israeliano. A riportare la notizia è stato il sito Walla. Una sirena di allarme è scattata nel Kibbutz Hanita, vicino al confine libanese, nella Galilea occidentale. Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno colpito circa 10 obiettivi delle milizie sciite in sette diverse aree della parte meridionale del Paese dei Cedri. L’esercito dello Stato ebraico ha eliminato un combattente del gruppo nell’area di Bayt Lif, oltre ad aver colpito un deposito di armi e strutture militari. Hezbollah ha minacciato di rispondere a qualsiasi “aggressione” israeliana. “La leadership della resistenza deciderà la forma e l’entità della risposta a qualsiasi possibile aggressione”, hanno detto ad al-Jazeera esponenti della fazione in quella che è la prima reazione alle affermazioni arrivate dalla controparte. “Gli emissari stranieri hanno suggerito di non rispondere ad alcun attacco in modo da non ampliare il conflitto – ha rivelato una delle fonti – ma noi risponderemo. Non ci aspettiamo un’invasione di terra, ma se lo faranno siamo pronti. Se decideranno di entrare in Libano, metteremo piede in Galilea”, ha avvertito ancora. Hezbollah ha negato ogni responsabilità per quanto avvenuto a Majdal Shams, sulle Alture del Golan. Sono ancora ricoverati in ospedale 16 giovani feriti nell’attacco che ha colpito sabato il centro abitato druso di Majdal Shams, nelle Alture del Golan. Sette di loro, nessuno dei quali in possesso della cittadinanza israeliana, versano in gravi condizioni. A renderlo noto è il Times of Israel, sulla base di informazioni ospedaliere, precisando che sono ricoverati in tre ospedali diversi.
Il ministro degli Esteri libanese, Abdallah Bou Habib, ha incontrato una delegazione di uomini di Hassan Nasrallah. L’esito del confronto è stato definito “positivo”. Una guerra tra Israele ed Hezbollah “non è inevitabile”. È questa la convinzione espressa dal segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, in visita a Manila insieme al segretario di Stato Antony Blinken, che continua ad operare per arrivare a una de-escalation. “Mentre abbiamo visto una grande attività al confine nord di Israele e restiamo preoccupati per la possibilità questa escalation si trasformi in un conflitto aperto, io non credo che questo sia inevitabile”, ha affermato Austin nel corso di una conferenza stampa. Alla domanda se ritenga che Israele sia in grado combattere la guerra su due fronti, a Gaza e in Libano, il ministro ha risposto: “Israele farà quello che è necessario per difendersi e lo ha dimostrato più volte”. Sebbene gli Stati Uniti siano impegnati “ad aiutare Israele a difendersi o a fare qualsiasi cosa sia necessaria”, Austin ha ribadito che la posizione di Washington è di vedere “le cose risolte in modo diplomatico. Siamo stati chiari su questo punto fin dall’inizio”.
Il Regno Unito ha sollecitato i cittadini che si trovano in Libano ad andare via. “Se attualmente vi trovate in Libano, vi esortiamo a partire fin quando sono disponibili opzioni commerciali”, recita l’aggiornamento pubblicato sul sito web dell’ambasciata britannica a Beirut. Nelle scorse ore il ministro degli Esteri, David Lammy, ha sottolineato via X come la situazione nella regione sia in “rapida evoluzione”, precisando che il personale diplomatico “lavora 24 ore su 24 per aiutare a garantire la sicurezza dei cittadini britannici”. Sconsigliati tutti i viaggi in Libano a causa dei “rischi associati al conflitto in corso tra Israele, Hezbollah e altri attori non statali in Libano”.
Gli Houthi si schierano con Hezbollah. “Lo Yemen sarà al fianco del Libano contro qualsiasi aggressione israeliana”. A dichiararlo è stato il portavoce del gruppo Houthi, Mohamed Abdulsalam, in Iran per l’insediamento del nuovo presidente Masoud Pezeshkian, aggiungendo all’emittente Al Masirah che la posizione yemenita “è chiara contro qualsiasi aggressione israeliana a Palestina e Libano”.


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