Hayat Tahrir al-Sham punta su Homs per spaccare la Siria. Al-Jawlani parla già da leader alla Cnn
I jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham e le fazioni alleate filo-turche in Siria sono arrivati a cinque chilometri da Homs. A riferirlo è l’Osservatorio siriano per i diritti umani su X. “Le nostre forze continuano ad avanzare verso la città di Homs”, ha affermato Hassan Abdel Ghani, un comandante militare della coalizione armata sunnita, in un messaggio diffuso via Telegram.
“Quel che resta del regime criminale registra un collasso – ha aggiunto – Fuggono di fronte alle nostre forze su tutti i fronti. Abbiamo ottenuto che disertassero vari gruppi e militari, mentre altri si coordinano con noi per defezioni a Homs e dintorni”. Diversa la versione del ministero della Difesa di Damasco, secondo cui “le informazioni riguardando il ritiro dell’esercito da Homs” sono “false”.
Due dati stanno emergendo in maniera sempre più chiara: la resistenza flebile dei soldati regolari siriani e l’ormai evidente collaborazione tra ribelli e quinte colonne in quella che era la cerchia di potere di Bashar al-Assad. Il “Rubicone” sta per essere varcato. Se i ribelli dovessero conquistare Homs, spaccherebbero in due la Siria, separando la costa mediterranea dal resto del Paese e decretando di fatto la fine dell’integrità territoriale siriana.
L’obiettivo degli insorti è quello di “rovesciare il regime” di Bashar al-Assad, “usando tutti i mezzi disponibili per raggiungere tale obiettivo”. Lo ha dichiarato, in un’intervista esclusiva alla Cnn, Abu Mohammed al-Jawlani, il capo carismatico di Hts, che nei giorni scorsi ha sfidato apertamente il presidente alawita Assad con la presa di Aleppo prima e di Hama poi. Parlando da una località segreta, al-Jawlani ha spiegato i piani per creare un governo basato su istituzioni e un “consiglio scelto dal popolo”.
L’ex militante del Fronte al-Nusra legato ad al-Qaeda, ha sottolineato che “i semi della sconfitta del regime sono sempre stati al suo interno. Gli iraniani hanno tentato di far rivivere il regime, prendendo tempo, e in seguito anche i russi hanno cercato di sostenerlo. Ma la verità rimane: questo regime è morto”.
Mentre i suoi uomini guadagnano terreno, al-Jawlani ha garantito che i civili potranno stare tranquilli. Anche i cristiani e ad altre minoranze religiose ed etniche vivranno in sicurezza sotto il suo governo. “Ci sono state alcune violazioni contro le minoranze da parte di alcuni individui durante i periodi di caos, ma abbiamo affrontato questi problemi”, perché “queste sette hanno coesistito in questa regione per centinaia di anni e nessuno ha il diritto di eliminarle”.
Respinta la designazione terroristica di Hts, bollata come etichetta “principalmente politica e, allo stesso tempo, imprecisa”. L’ex qaedista si è detto contrario ad alcune delle tattiche più brutali utilizzate dagli altri gruppi jihadisti, che avrebbero determinato il suo distacco da loro.
Al-Jawlani ha poi espresso il desiderio di vedere le forze straniere lasciare il territorio siriano: “Penso che una volta caduto questo regime, la questione sarà risolta e non ci sarà più bisogno che nessuna forza straniera rimanga in Siria”.
“La Siria, ha sostenuto, merita un sistema di governo istituzionale, non uno in cui un singolo sovrano prende decisioni arbitrarie”. La dinastia Assad è al potere da 53 anni. I gruppi combattenti porranno fine alla loro azione una volta raggiunto lo scopo.
Abu Mohammed al-Jawlani ha ostentato sicurezza, lasciando intendere di avere la situazione sotto controllo e di godere degli appoggi necessari per gestire la delicata transizione: “Stiamo parlando di un progetto più ampio, stiamo parlando di costruire la Siria. Hayat Tahrir al-Sham è solo una parte di questo dialogo, e potrebbe dissolversi in qualsiasi momento. Non è un fine in sé, ma un mezzo per svolgere un compito: affrontare questo regime”.
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