Esteri

PRIMA PAGINA-Guido George Lombardi racconta Donald Trump

di Giuseppe Ariola -


Guido George Lombardi non è stato solamente un ‘consigliere social’ di Donald Trump, ma è uno storico amico personale del due volte inquilino della Casa Bianca. Italiano emigrato negli States da cinquant’anni, dal suo accento si direbbe il contrario, sembra di parlare con un americano dall’italiano fluente. Risponde da Palm Beach dove “ci sono 23 gradi”, tiene a precisare subito con il fare sornione di chi sa bene che qui siamo ancora con sciarpe e cappotti. Messa da parte l’indivia per il clima sulla East Coast, si parte con le domande.
Hai notato qualche differenza tra le due campagne elettorali di Trump?
“Ah, enormi. Durante la prima tutti erano interessati perché questo miliardario che si presentava alle elezioni era una novità, qualcosa di mai visto prima, diverso e sempre molto colorito nelle sue espressioni. Dopodiché hanno cominciato ad esagerare, come succede abbastanza spesso. Lui non era abituato a essere maltrattato dai giornali perché è stato sempre il signor Trump, il miliardario servito e riverito e quindi, quando hanno cominciato a maltrattarlo, ha cominciato a maltrattare a sua volta i giornalisti. Quello è stato un momento un po’ difficile”.
I suoi toni corrispondono effettivamente anche a quello che in testa di fare o la spara un po’ grossa rispetto a quelle che sono in realtà le sue intenzioni?
“Ci sono due tipi di sparate: una è quella dell’uomo d’affari che chiede il massimo per ottenere almeno quello che vuole; rilancia a 10 per portare a casa 9 e mezzo. L’altra è quella della persona che ormai ha capito che i media vogliono anche un po’ di spettacolo e quindi alle volte la spara grossa per avere tutte le prime pagine. Per fare un po’ di teatrino diciamo”.
Quanto ha influito su di lui l’attentato?
“Quell’episodio lo ha veramente cambiato, lo ha ammesso anche lui. Ha detto di aver avvertito una mano dal cielo che ha spostato quella pallottola salvandogli la vita per qualche ragione, convincendolo ancora di più nell’andare avanti in ciò che stava facendo. Mentre prima ce la metteva tutta perché era sicuro di dove poteva arrivare, adesso pensa che il risultato finale poi non dipende proprio solamente da lui. C’è un pochettino di fatalismo in più nella sua personalità, nel suo modo di fare. Il tutto si concilia con una personalità carismatica e anche abituata a vincere. Non mi riferisco solo alla politica, ma anche ai suoi successi personali”.
Questi successi pesano anche nel modo di gestire l’amministrazione americana?
“Assolutamente sì”.
Trump è davvero imparagonabile o, secondo te, c’è qualche altro leader o esponente politico con cui si può fare un raffronto?
“Sinceramente, dal profondo del cuore e senza alcun fine politico, devo dire che c’è un feeling con chi, come Giorgia Meloni, ha vissuto tutta la vita dovendo combattere da una posizione di debolezza, di inferiorità perché le condizioni le mettevano in una posizione di dover emergere dal basso. Questa è stata non tanto l’esperienza del Trump uomo d’affari, ma sicuramente quella del Trump politico. Lui ha cominciato la su avventura politica partendo dal fondo di una fila di persone che avevano esperienza e sostegni molto importanti. Trump era praticamente un dilettante in politica, è partito veramente dal basso, come la nostra Giorgia Meloni. Ecco perché Trump la capisce e c’è questo feeling, sono persone abituate a combattere fino alla fine, senza mai arrendersi. Nel mondo del business, invece, penso a Elon Musk che quando è venuto negli Stati Uniti aveva 50 dollari in tasca, è partito da zero. Ha combattuto senza mai arrendersi nonostante alcune battaglie perse e superando gli ostacoli. Come quando Trump è stato colpito all’orecchio. Si è rialzato nonostante tutti quanti dicevano ‘stai giù, stai giù, stai giù’. Lui, invece, si è rialzato, senza poter sapere se ci fosse un o meno un altro cecchino, dicendo ‘combattere, combattere, combattere’ alle persone che si trovavano lì per ascoltarlo, invitandole a non fermarsi, invitandole a combattere anche se avessero fermato lui. Questo incitamento alla folla ha colpito molto Musk, ma anche tanti altri.
Ci dobbiamo aspettare un’America diversa a partire da questo 2025?
“Assolutamente sì. In una sola settimana sono cambiate già tantissime cose. Ha detto ad Hamas: se non restituite subito gli ostaggi vedrete cosa capita; infatti, gli ostaggi sono cominciati ad arrivare e continuano ad arrivare. Il presidente della Colombia si era inizialmente opposto al rientro dei migranti irregolari, poi Trump ha fatto una telefonata facendogli cambiare idea in un’ora. E’ stato inviato l’aereo presidenziale colombiano a prendere i clandestini che erano a New York. Le stesse dinamiche si vedono anche in altri ambiti, come con Facebook. Zuckerberg che con i social media ci ha massacrato durante la campagna elettorale, per non parlare della fase del Covid, arrivando a cancellare l’account di Trump quando era presidente, adesso ha invertito la rotta. Anche Musk ha fatto marcia indietro, Google la stessa cosa. Senza dubbio ne vedremo delle belle, ancora di più che nel primo mandato”.


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