Green pass per sempre: ecco il progetto Ue-Oms
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Sognavamo un mondo senza frontiere, un immenso villaggio globale dove ci si potesse sentire ovunque a casa e, grazie a internet, essere liberi di incontrare chiunque, di accedere a ogni informazione da ogni posto del mondo. Ma gli anni ’90 sono finiti, la globalizzazione scricchiola e adesso se vorrete lasciare il vostro Paese per recarvi chissà dove, oltre al passaporto, dovrete procurarvi anche il green-pass che sarà rilasciato da un’immensa banca dati digitale. È la nuova normalità che Unione Europea e Organizzazione mondiale della Sanità hanno deciso che sia. Più burocrazia, più orpelli, meno libertà, più sorveglianza.
Il Green Pass, grazie a un partneriato sottoscritto da Ue e Oms, diventerà “lo standard a livello internazionale”. E servirà, sulla carta, a “facilità la mobilità in tutto il mondo”. L’obiettivo, inoltre, sarà anche quello di “proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future”. Come si possa fermare un virus con un certificato. Cosa che, peraltro, la recente esperienza del Covid ha dimostrato essere tutto fuorché possibile. Ma c’è un’altra freccia all’arco dei burocrati Ue e Oms. Il Green Pass mondiale, già perché ambisce a diventare documento e modello di riferimento internazionale, servirà a semplificare la vita di chi, invece di presentare i certificati di vaccinazioni specifiche, attualmente cartacei, potrà dimostrare, tramite banca dati digitale, di essersi sottoposto alla profilassi prevista per l’ingresso in Paesi dove alcune malattie sono endemiche. Detto tra noi, non è proprio una cosa che ti cambia la vita. Ma Oms e Ue ci credono. E ci provano.
Lo faranno per “rafforzare la preparazione sanitaria globale di fronte alle crescenti minacce per la salute”. Si baseranno su “tecnologie e standard open source” che “ha consentito la connessione di Paesi extra Ue che rilasciano certificati secondo le specifiche Ue”. Si tratterebbe della soluzione più utilizzata al mondo. Il commissario Ue Thierry Breton gonfia il petto: “Con 80 paesi e territori collegati al certificato Covid-19 digitale dell’UE, l’Ue ha fissato uno standard globale. Il certificato UE non solo è stato uno strumento importante nella nostra lotta contro la pandemia, ma ha anche facilitato i viaggi e il turismo internazionali. Sono lieto che l’Oms si baserà sui principi di tutela della privacy e sulla tecnologia all’avanguardia del certificato UE per creare uno strumento globale contro future pandemie”. Il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus promette: “Basandosi sulla rete di certificazione digitale di grande successo dell’Ue, l’Oms mira a offrire a tutti gli Stati membri l’accesso a uno strumento sanitario digitale open-source, che si basa sui principi di equità, innovazione, trasparenza, protezione dei dati e privacy”. I tecnici dell’Organizzazione mondiale della sanità, infatti, fanno sapere, che l’Oms “non avrà accesso ad alcun dato personale sottostante: questi continueranno a essere dominio esclusivo dei governi”. Troppa grazia. “Il primo elemento costitutivo del sistema globale dell’Oms diventa operativo in questo mese e dovrebbe essere sviluppato progressivamente nei prossimi mesi”. Inoltre “la partnership Ue-Oms lavorerà per sviluppare tecnicamente il sistema con un approccio graduale per coprire ulteriori casi d’uso, che possono includere, per esempio, la digitalizzazione del certificato internazionale di vaccinazione o profilassi”. Ghebreyesus ha chiosato: “I nuovi prodotti sanitari digitali in fase di sviluppo mirano ad aiutare le persone di tutto il mondo a ricevere servizi sanitari di qualità in modo rapido ed efficace”. Insomma, in quel villaggio globale a lungo vagheggiato, dove giovani di tutto il mondo potevano incontrarsi senza barriere, non si entra senza green pass.
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