Gravi indizi di reato

GRAVI INDIZI DI REATO – Mistero della Sapienza: il caso Marta Russo e tutti i suoi interrogativi

di Francesca Petrosillo -


Il 9 maggio 1997, nel cuore della città universitaria “La Sapienza” di Roma, si consuma uno dei delitti più controversi della cronaca italiana: Marta Russo, una studentessa di 22 anni iscritta alla facoltà di Giurisprudenza, cammina lungo un vialetto in compagnia della sua amica Jolanda Ricci. Sono circa le 11:42 del mattino quando un colpo di pistola risuona improvvisamente nell’ateneo. Marta si accascia al suolo, colpita alla testa da un proiettile calibro 22. Immediatamente trasportata in ospedale, la giovane lotta tra la vita e la morte per cinque giorni, ma il 14 maggio i medici dichiarano la sua morte cerebrale. La notizia sconvolge l’opinione pubblica, mentre le indagini si avviano in un clima di forte pressione mediatica. Gli inquirenti si concentrano su un’aula della facoltà di Filosofia del Diritto, da cui si ipotizza possa essere partito il colpo fatale. L’indagine si avvale di testimonianze chiave, tra cui quella della dipendente della Sapienza, Gabriella Alletto, che punta il dito su due assistenti universitari: Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Scattone avrebbe sparato per gioco o per un macabro esperimento, mentre Ferraro avrebbe avuto un ruolo nella gestione della situazione post-crimine. Entrambi negano con fermezza ogni coinvolgimento, ma la giustizia segue il suo corso. Dopo un lungo e travagliato iter processuale, caratterizzato da polemiche e dubbi, la Corte condanna Giovanni Scattone a cinque anni e quattro mesi per omicidio colposo aggravato e Ferraro a quattro anni e due mesi per favoreggiamento. Il caso lascia dietro di sé una scia di incertezze. L’assenza di prove schiaccianti, il dibattito sulla validità delle testimonianze e le innumerevoli teorie alternative alimentano la sensazione che la verità non sia stata del tutto svelata. Alcuni esperti sollevano dubbi sull’attendibilità della testimone chiave, Gabriella Alletto, e sulla metodologia utilizzata dagli investigatori per raccogliere le prove. Altri ipotizzano scenari differenti, suggerendo la possibilità di un colpo accidentale o di una responsabilità mai realmente accertata. Scattone, dopo aver scontato la sua pena, tenta di ricostruirsi una vita lavorativa e arriva persino a insegnare nelle scuole, ma la sua vicenda giudiziaria lo segue ovunque, suscitando polemiche ogni volta che si parla della sua reintegrazione nella società. Ferraro, invece, si dedica alla carriera legale, difendendo con forza la propria innocenza e criticando il sistema giudiziario che, secondo lui, non avrebbe garantito un processo equo. A distanza di anni, il delitto della Sapienza rimane una ferita aperta nella memoria collettiva. Il nome di Marta Russo continua a essere ricordato nelle aule universitarie, simbolo di una giustizia che, per molti, non ha saputo dissipare tutti i dubbi su un omicidio inspiegabile e assurdo. La famiglia di Marta, nel corso degli anni, si è impegnata attivamente in iniziative volte a mantenere vivo il ricordo della figlia e a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della ricerca della verità e della giustizia.


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