Gravi indizi di reato

GRAVI INDIZI DI REATO – Chiavenna: quando si uccide per noia

di Francesca Petrosillo -


Suor Maria Laura Mainetti, al secolo Teresina Elsa Mainetti, è stata brutalmente assassinata a Chiavenna, Sondrio, il 6 giugno del 2000 durante quello che sembrava essere a tutti gli effetti un rito satanico organizzato da tre adolescenti, ma è stato un omicidio. Le responsabili, allora minorenni, una di 16 e due di 17 anni, hanno confessato di aver ucciso “nel nome di Satana”, ma anni dopo, una di loro ha dichiarato che il piano era nato per noia, bevendo birra in un bar del paese.
La figura di suor Maria Laura, amata per il suo impegno nella comunità, ha lasciato un’impronta indelebile. Il Vaticano avviò il processo di beatificazione nel 2005, riconoscendo il martirio della suora come atto di fede.
Originaria di Colico (Lecco), suor Maria Laura era madre superiora dell’Istituto dell’Immacolata di Chiavenna.
Il giorno dell’omicidio, le tre giovani l’hanno attirata in un tranello: Veronica, la più giovane, ha finto di essere rimasta incinta a seguito di uno stupro per “ottenere” il suo aiuto. Suor Maria Laura accetta di incontrarla in un vicolo, dove ad aspettarla trova le tre ragazze che l’aggrediscono con una pietra e la pugnalano 19 volte. Quel vicolo è oggi luogo di pellegrinaggio, con una lapide che ricorda la vittima.
Le autrici del delitto sono state arrestate tre settimane dopo. Durante gli interrogatori hanno confessato di aver pianificato l’omicidio e di aver agito con estrema crudeltà, mentre la suora rispondeva loro con il perdono.
Le pene inflitte sono state relativamente lievi, considerando la minore età delle ragazze: Veronica è stata condannata a otto anni di reclusione, Ambra a dodici anni e quattro mesi e Milena a dieci anni. Tutte hanno scontato solo parte della pena e oggi vivono libere, lontane dalla Valchiavenna.
Dopo il carcere, Veronica, riconosciuta parzialmente incapace di intendere e volere, si è trasferita a Roma, dove vive con il compagno e suo figlio. In un’intervista, ha dichiarato che l’omicidio è stato deciso senza riflettere, in un momento di totale superficialità. Milena, invece, ha trascorso del tempo in una comunità di recupero in Veneto, lavorando come cameriera e sperando di entrare nel mondo della ristorazione. Ambra, considerata la mente del gruppo, ha proseguito gli studi in carcere, laureandosi in Giurisprudenza.


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