GRAVI INDIZI DI REATO – Albert Fish: l’uomo che mangiava bambini
Albert Fish è considerato uno dei serial killer più inquietanti della storia americana, noto per aver violentato più di 400 bambini e averne uccisi presumibilmente più di 100. Conosciuto come il “Vampiro di Brooklyn”, è nato nel 1870 a Washington D.C. Cresciuto in una famiglia segnata dalla malattia mentale, fin da piccolo, mostra segni di un comportamento disturbato: si infligge dolore, sviluppa fantasie sadomasochistiche e coltiva un’insana attrazione per la violenza. In giovane età, Fish si trasferisce a New York, dove inizia a lavorare come imbianchino dopo una carriera avviata da gigolò, mentre la madre gli combina un matrimonio.
All’apparenza è un uomo comune, un padre di famiglia con sei figli. Tuttavia, dietro questa facciata rispettabile, nasconde un mondo oscuro di perversione e violenza. Frequenta orfanotrofi e case di accoglienza per bambini, attirando vittime con false promesse.
Nel 1928, dopo già diversi attacchi, la sua crudeltà raggiunge l’apice con il rapimento e l’omicidio di Grace Budd, una bambina di dieci anni. Fish si presenta alla famiglia della piccola fingendosi un uomo d’affari in cerca di un giovane aiutante. Conquista la fiducia dei Budd e convince i genitori a lasciargli portare Grace a una presunta festa di compleanno. Ma quella bambina non farà mai più ritorno a casa
Per anni, il caso rimane irrisolto. La svolta arriva nel 1934, quando la famiglia Budd riceve una lettera anonima, scritta dallo stesso Fish, in cui descrive con dettagli agghiaccianti il destino di Grace. Gli investigatori riescono a risalire a lui grazie alla carta intestata usata per scrivere la lettera.
Arrestato, Fish confessa non solo l’omicidio di Grace Budd, ma anche di numerose altre vittime. Rivela dettagli raccapriccianti sulle sue pratiche di cannibalismo e autolesionismo, scioccando anche gli investigatori più esperti. Durante il processo, la sua difesa punta sull’infermità mentale, ma la giuria lo condanna a morte.
Il 16 gennaio 1936, Albert Fish viene giustiziato sulla sedia elettrica a Sing Sing. Mentre cammina verso l’esecuzione, sorride. Per lui, la morte è solo un’ultima, estrema esperienza di dolore.
La sua storia rimane un capitolo oscuro nella criminologia, un esempio estremo di malvagità umana che ancora oggi suscita orrore e sconcerto.
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