Attualità

Granaio Italia non ha ingranato. Forse una nuova proroga, c’è un software che non funziona

di Angelo Vitale -


Granaio Italia non parte, non ha ingranato. Il Registro telematico sulle giacenze di cereali che doveva assicurare trasparenza per conoscere quantità e tipologie di cereali, italiani ed esteri, che si muovono sul mercato nazionale, ideato dai 5Stelle, divenne oggetto di un decreto dell’allora ministro Stefano Patuanelli nel 2022. Il governo Meloni, con il ministro Francesco Lollobrigida, lo confermò ma da subito si capì che qualcosa non funzionava e non veniva avviato. Avarissimo al riguardo il sito web del ministero di via XX Settembre, le ultime tracce di un’iniziativa considerata fondamentale dal settore cerealicolo, indicando tutte le proroghe nel frattempo intervenute, dicono delle considerazioni di Lollobrigida circa l’intento di inquadrarlo in una manovra di semplificazione delle attività in corso, comunque assicurandovi attenzione.

Ma ora, racconta il periodico Terra è Vita, “con un emendamento che reca la firma dei deputati di Fratelli d’Italia Luca De Carlo e Marco Lisei il governo propone il rinvio dell’entrata in funzione” di Granaio Italia dal primo marzo 2025 al primo gennaio 2026. Mentre solo nel luglio scorso la senatrice Maria Nocco, pure lei FdI, prometteva la partenza a breve del Registro.

Tutta colpa di un software di gestione che non funziona? Desolatamente privo di ogni informazione pure il nuovo portale del Sistema Informativo Agricolo Nazionale e la sua precedente versione, ora in dismissione. L’ipotesi di un software malfunzionante che blocca tutto senza che via sia posto rapidamente rimedio ha dell’incredibile ma la considera la Cia, che protesta ed esprime preoccupazione, dicendo a chiare lettere “giù le mani dal Registro telematico sulle giacenze di cereali. Cia comprende le difficoltà emerse nell’applicazione del meccanismo delle sanzioni, dovute alla criticità riscontrate nel software di gestione, ma ribadisce l’urgenza di uno strumento indispensabile per riportare trasparenza sui mercati e tutelare le produzioni cerealicole Made in Italy”.

La confederazione chiede il rispetto dell’impegno “preso ormai più di sette mesi fa, facendo nuovamente appello alle istituzioni perché venga scongiurato ogni rischio di ennesima proroga. Non si disattendano le aspettative degli agricoltori, ai quali è stato garantito di voler salvaguardare la qualità dei cereali nazionali, mettendo un freno all’import selvaggio e assicurando prezzi giusti”.


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