Cultura & Spettacolo

Gli spaghetti ai pomodori ciliegino: di Eduardo de Filippo

di Michele Enrico Montesano -


Si può solo immaginare lo stupore affamato degli spettatori di Sabato Domenica e Lunedì che nel momento in cui donna Rosa prepara il ragù a casa Priore hanno sentito realmente quel profumo, ‘o rraù (il ragù). Dario Fo definì “geniale” l’intuizione di Eduardo “finalmente, oltre che lo sguardo e l’orecchio, ecco che nel Teatro entrava glorioso anche l’olfatto!”. Le opere di Eduardo sono sparse di riferimenti culinari. La cucina è un rito ancestrale che accompagna e scandisce la vita di tutti gli esseri umani. Čechov scrive al cugino dicendo che in ogni opera mette dei riferimenti al cibo perché nella realtà pensiamo sempre a mangiare. Saziarsi, oltre a soddisfare il gusto, migliora la capacità decisionale. Infatti uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Dundee, in Scozia ha valutato l’influenza della fame sulle scelte decisionali di alcuni individui. Pubblicato sulla rivista Psychonomic Bulletin & Review, specializzata in psicologia cognitiva umana, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di rispondere a specifiche domande in due diversi momenti della giornata, a stomaco vuoto e dopo mangiato. “Abbiamo riscontrato un grande effetto: le preferenze delle persone cambiano drasticamente dal lungo al breve termine quando hanno fame”, spiega Benjamin Vincent, principale autore dello studio, sostenendo che quando si ha fame si fanno scelte più impulsive e meno orientate a lungo periodo. Sarà forse per questo che nel 1964, Mino Maccari, estroso artista senese, prese la decisione di colorare di rosso il fondalino per l’opera di Šostakovič Il Naso. Eduardo ne curava la regia mentre Mino le scenografie e i costumi. Racconta la moglie di Eduardo, Isabella, che una mattina Maccari e De Filippo si misero a parlare del fondalino. Arrivarti all’una e mezza ancora non avevano trovato una quadra. Isabella a quel punto invitò Mino a fermarsi per pranzo e si mise a cucinare il ruoto di patate. Quando lo portò a tavola, Maccari restò fulminato. Il rosso vivo dei pomodori, leggermente brunito dalla gratinatura, era il colore giusto per il fondalino. Quando andò in scena al Teatro della Pergola di Firenze, strappò innumerevoli lodi. La cucina si mescola con l’Arte e diventa eterna. I processi creativi non sono sempre lineari e l’incidente diventa creazione. Come la celebre crostata al limone di Bottura. Scivolata durante l’impiattamento a Taka, il cameriere dell’Osteria Francescana, lo chef modenese volle presentarla così. Per sempre. “L’errore è umano ed è bello” prosegue Bottura: “bisogna lasciare spazio alla poesia”. Errore e una buona dose di coraggio. La stessa che serve per preparare uno dei piatti preferiti di Eduardo De Filippo: gli spaghetti ai pomodori ciliegino bruciati. Anche Ralph Richardson ne andava pazzo, tanto che insistette affinché sua moglie Mu ne avesse la ricetta. Li aveva assaggiati a casa di Eduardo a Roma, dove era andato a trovarlo per parlare del ruolo di Alberto Saporito che avrebbe interpretato di lì a poco ne Le Voci di Dentro, al Royal National Theatre di Londra. De Filippo diede la ricetta a Mu e all’orecchio le disse “però devi avere il coraggio di bruciare i pomodori”. Mu non ci provò nemmeno a farli, non concepiva l’idea di poter realizzare una salsa bruciata. Invece la cucina, l’Arte, ci insegnano come anche dall’errore, dallo scarto, può nascere qualcosa di bello. Come lo chef Alessandro Pietropaoli che realizza una crema ricavata dall’ortica. Quella pianta spesso odiata ma che se sapientemente trattata può assaporarsi con gusto. Bisogna solo avere la forza di cambiare prospettiva. Tutti dovremmo trovare dentro di noi “il coraggio di bruciare i pomodori”. Parola di Eduardo.


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