Esteri

USA E GETTA – Gli indiani d’America e la rivendicazione della terra ancestrale

di Rita Cavallaro -


Gli indiani d’America rivogliono la loro terra. E sono disposti a pagare pur di riappropriarsi di ciò che è stato loro tolto. L’iniziativa parte dal Jersey e potrebbe contagiare le piccole comunità dei discendenti di quelli che, prima della corsa alla terra, abitavano le distese erbose. Nella Contea di Salem, infatti, un gruppo di Nativi ha riconquistato sessantatré acri di territorio che, un tempo, appartenevano ai loro antenati. I possedimenti sono nascosti nei boschi di Quinton Township e il caso è uno dei pochi esempi nel New Jersey di nativi americani che rivendicano la loro terra ancestrale. Ty Gould Jacinto, a capo della Native American Advancement Corporation (Naac), diventata ora proprietaria di quei terreni, ha spiegato che, prima dell’invasione dei coloni europei, appartenevano al popolo Cohanzick Lenape. Lo scorso anno una Chiesa della Carolina del Sud, che era entrata in possesso dei terreni, ha deciso di metterli in vendita e l’associazione di Jacinto, grazie all’aiuto dello Stato e di alcune organizzazioni no profit, è riuscita ad acquistare i 63 acri. Che adesso ha restituito agli indigeni. Non solo. La Naac ha intenzione di aprire un centro culturale nell’ex edificio della parrocchia e di trasformare il terreno circostante in una riserva naturale, che sarà aperta al pubblico. Il nome è un ritorno alle origini, un omaggio a quei nativi che una volta la abitavano: Riserva Naturale di Cohanzick. “Le persone potranno venire a lavorare con questa comunità e conoscere le piante e le specie autoctone che vivono qui”, ha detto Rob Ferber, impiegato presso la New Jersey Conservation Foundation. “La cosa più bella per me è il senso di pace che sento, stare qui è molto rilassante”. Per i nuovi proprietari, infatti, non c’è solo l’obiettivo di diffondere la cultura dei Nativi, ma anche la filosofia e la spiritualità di un popolo così fortemente legato al misticismo. John Barry della Naac ha spiegato come la natura calmante di quella terra sarà veicolata per insegnare pratiche di conservazione indigene e armonia con la natura. “Anche solo per rallentare dai ritmi quotidiani”, ha concluso Barry, “perché ora c’è un posto dove ascoltare la natura”.

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