Gli effetti del cambiamento climatico: la grave crisi del caffè
Nel 2023 il prezzo del caffè nel mondo è salito del 40%, raggiungendo il suo picco massimo lo scorso giugno. La causa principale è il maltempo in Brasile – il più grande produttore a livello mondiale – colpito da aridità e pesanti gelate. Anche l’Indonesia, il quarto maggiore esportatore, si trova in grave difficoltà: dopo che le piogge eccessive hanno ridotto la produzione al minimo in oltre un decennio, adesso è il clima fortemente secco di “El Nino” – il fenomeno oceanico che aumenta la temperatura superficiale del mare al largo delle coste del Perù e dell’Ecuador – a spaventare gli agricoltori. Secondo gli esperti, è ovviamente colpa del cambiamento climatico che sta mettendo in ginocchio la produzione delle due varietà di caffè più diffuse, l’Arabica e la robusta, corrispondenti al 99% della produzione mondiale.
Un nuovo rapporto, intitolato “La crisi climatica e il tuo caffè”, pubblicato dall’ente benefico per lo sviluppo internazionale Christian Aid, ha suggerito che il riscaldamento globale ridurrà la terra disponibile per la coltivazione del caffè del 54% entro il 2100. E purtroppo, anche se riuscissimo a contenere le temperature entro gli obiettivi concordati a livello internazionale, per via delle precipitazioni irregolari, le malattie, la siccità e le frane, andremmo comunque incontro a questo triste destino.
“Il mercato mondiale del caffè dovrebbe registrare un altro anno di deficit, un deficit di 7,3 milioni di sacchi”, si legge nell’ultimo rapporto sul mercato del caffè dell’Organizzazione internazionale del caffè (ICO). Di conseguenza, i prezzi globali continueranno ad aumentare a causa dei vincoli di produzione in Brasile, Vietnam e altri Paesi. In Indonesia, si prevede che la produzione nazionale diminuirà di una cifra percentuale a due cifre. Il motivo? La quantità di pioggia perfetta per nutrire le coltivazioni di caffè era di 2.500 millilitri; negli ultimi due anni ne è scesa quasi il doppio.
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