Gli arresti in casa Soumahoro: i pm allargano il Migrantigate
ABOUBAKAR SOUMAHORO
“Un collaudato sistema fraudolento” che ha portato in casa Soumahoro oltre 65 milioni di euro di fondi pubblici, distratti dalle casse delle coop dell’accoglienza per abiti di lusso e ristoranti. A distanza da quasi un anno dallo scandalo che ha travolto il deputato con gli stivali Aboubakar Soumahoro, del tutto estraneo alle indagini, sono finite ai domiciliari la moglie Liliane Murekatete e la suocera Marie Therese Mukamatsindo per accuse che vanno, a vario titolo, da frode nelle pubbliche forniture a bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione), fino all’autoriciclaggio. L’indagine della Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura di Latina, ha aperto il vaso di Pandora sugli affari milionari che le lady Soumahoro avrebbero concluso grazie al sistema di accoglienza, attraverso il quale le arrestate avrebbero fatto la bella vita, usando i fondi della Karibu come un bancomat personale. Sono decine le pagine delle spese per abiti griffati e cene in ristoranti di lusso riportate nell’ordinanza di custodia cautelare, emessa ieri dal gip di Latina Giuseppe Molfese, che ha disposto i domiciliari per il pericolo di inquinamento delle prove. E che ha aperto a un nuovo filone di indagine, sul quale la Procura pontina mantiene il massimo riserbo ma che riguarda scenari più ampi, “anche con riferimento a temi investigativi diversi e complessi”, scrivono i pm in una nota. C’è qualcosa di molto più grave, dunque, nel caso delle coop Soumahoro, la bufera iniziata con la denuncia di lavoratori non pagati, sfociata nelle decine di milioni di euro passati nelle casse dlla Karibu e poi spariti.
Distrazioni di denaro che sono state oggetto di approfondimenti investigativi e che hanno consentito di ipotizzare a carico degli indagati i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) “a seguito dell’accertamento giudiziario dello stato d’insolvenza della cooperativa Karibu e di autoriciclaggio di parte di dette somme, che sono state trasferite all’estero (Ruanda, Belgio e Portogallo) e reimpiegate in attività imprenditoriali e comunque estranee rispetto alle finalità di assistenza e gestione in Italia dei migranti e/o richiedenti asilo”, scrive la Procura. L’inchiesta, ora, ha portato la Finanza a sequestrare circa due milioni di euro alle coop che gestivano i migranti a Latina e ad accertare che almeno mezzo milione di euro sarebbe stato fraudolentemente trasferito all’estero tra il 2017 e il 2022. E ha spianato la strada per disporre l’arresto per Liliane e Marie Therese, che potrebbero inquinare le prove alla luce del nuovo filone investigativo più complesso. Mamma e figlia avrebbero utilizzato le carte di credito e prepagate intestate alla Karibu “per finalità private (ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento, negozi di cosmetica) per importi come 93.976 euro nel 2017, 208.394 nel 2018, 49.946 euro nel 2019; 13.803 euro nel 2020; 2.177 nel 2021”, scrive il gip. Non solo distrazione dei fondi, ma anche frode nelle pubbliche forniture, visto che di quei milioni per l’assistenza solo una parte veniva destinata ai migranti. Nelle strutture delle coop c’era un sovrannumero di ospiti, alloggi fatiscenti con arredamento inadeguato, condizioni igieniche carenti, l’assenza del riscaldamento, niente acqua calda, carenza nella conservazione delle carni e scarsa qualità del cibo.
Mentre i dominus della cooperativa mangiavano nei ristoranti gourmet. Per il gip le “condotte risultano volontarie e consapevolmente mirate ad un risparmio di spesa (e successiva distrazione) dei fondi pubblici percepiti. Il dato oggettivo e contabile, non superabile, è che buona parte del denaro ricevuto non è stato adoperato per le finalità preposte, questo alla luce delle documentate distrazioni ma, anche e soprattutto, per la carenza dei servizi offerti”. Senza contare che già nella prima fase gli indagati avevano tentato di far sparire una serie di documenti, trovati dagli inquirenti nella spazzatura. Sono state inoltre ricostruite tutte le condotte “distrattive” di Richard Mutangana, figlio di Maria Therese e cognato del deputato di Alleanza Versi-Sinistra passato al gruppo Misto, che “avendo la disponibilità delle credenziali di accesso al conto corrente principale della Karibu e della Jambo, ha potuto disporre, a suo piacimento, delle risorse pubbliche erogate per la gestione dei migranti, trasferendo ingenti risorse di denaro pubblico a favore di se stesso oltreché verso l’estero ed in particolare in Rwanda dove lo stesso ha avviato prima l’apertura di un supermercato e, successivamente, di un ristorante sotto l’insegna “Gusto Italiano”.
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