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PRIMA PAGINA-Giustizia è fatta. Anche nel nome di Berlusconi. Intervista ad Alessandro Cattaneo

di Giuseppe Ariola -


Berlusconi esulterebbe. Con l’approvazione alla Camera del disegno di legge del ministro Nordio con cui si abolisce il reato dell’abuso di ufficio e si regolamentano le intercettazioni e la loro diffusione le nuove norme entrano in vigore. “Siamo molto soddisfatti di questo provvedimento. Ringrazio il ministro Nordio e il viceministro Sisto, che ha lavorato veramente tanto per questo risultato”, ci dice il deputato e responsabile dei dipartimenti di Forza Italia Alessandro Cattaneo. Il parlamentare azzurro aggiunge subito di voler “dedicare questa approvazione al presidente Berlusconi che ha fatto dell’impegno verso il garantismo e per una giustizia più equa per tutti i cittadini, soprattutto i più deboli, un motivo di vita politica. Oggi tutti gi italiani sono più garantiti”.

In che modo?

“Penso al divieto di pubblicare le intercettazioni che non siano contenute in un provvedimento del giudice. In sostanza, un limite alla possibilità per i giornali di buttare in pasto all’opinione pubblica intercettazioni completamente scevre dal contesto. Così come il divieto di intercettare le conversazioni tra il difensore e l’indagato o l’imputato. Si tratta di un altro elemento di garanzia, perché l’avvocato, in un Paese con un’alta civiltà giuridica, deve poter conversare con il proprio assistito senza il rischio di essere intercettato. Poi ci sono le novità sulle misure cautelari. Privare della libertà una persona in via preventiva è un provvedimento molto duro perché si arresta una persona prima del processo per motivi di pericolosità, per il rischio di reiterazione del reato o per quello di fuga. Noi vogliamo che queste motivazioni siano solide, perché troppe volte persone poi riconosciute innocenti sono state messe in carcere vedendosi rovinata la vita. Si è modificato anche il traffico di influenze illecite, un reato del tutto aleatorio e completamente in mano alla discrezionalità di questo o quel magistrato. Si tratta di un unicum voluto dalla furia giustizialista dei 5 Stelle che espone chiunque a possibili procedimenti. Finalmente si è circostanziato il reato definendone il perimetro molto più attentamente. E, ancora, c’è l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione per i reati a citazione diretta, rispetto ai quali se si viene assolti in primo grado il processo non può proseguire in appello e Cassazione”.

Lei è stato sindaco, come valuta l’abolizione dell’abuso di ufficio?

“Con un po’ di autoironia e in maniera grottesca, tra noi sindaci si diceva che senza almeno un’indagine per abuso di ufficio non si stava lavorando abbastanza, dando, purtroppo, sarcasticamente per scontato che se un sindaco fa, in un’attività amministrativa complessa e piena di burocrazia come quella italiana, incorre in qualche guaio giudiziario. Un reato del tutto fuori dal mondo e i numeri ne tratteggiano l’assurdità: migliaia di procedimenti aperti a fronte di condanne che si contano sulle dita di una sola mano. Questo dà contezza non solo del calvario che affrontano persone innocenti, ma di quanto si ingolfino i tribunali per procedimenti che poi non hanno seguito”.

Durante la formazione del governo, quando si fece il nome di Nordio, Berlusconi volle incontrarlo. Hanno parlato anche di queste misure?

“Ricordo bene quei giorni nei quali ho lavorato al fianco del presidente Berlusconi e senza dubbio il dossier sulla giustizia era quello tra i più attenzionati. Berlusconi aveva piena fiducia nella sua squadra, Sisto, Pittalis, Calderone, Patriarca, Zanettin parlamentari preparati, seri e autorevoli. Lo si è visto dai risultati ottenuti. Quando si è fatto il nome di Nordio come Guardasigilli, un liberale autentico e molto apprezzato dai colleghi, c’è stato subito il gradimento del presidente Berlusconi. Tratteggiarono gli obiettivi sulla giustizia e ieri è stato fatto un primo passo importante nella direzione di quei valori garantisti dei quali in quella fase Berlusconi parlò con l’attuale ministro”.

Nell’opposizione i grillini in particolare sono tra i più duri contro le nuove norme. Normale dialettica parlamentare o una cultura assolutamente distante dalla vostra sulla giustizia?

“Siamo agli antipodi, la distanza è siderale su tanti temi, in particolare sulla giustizia. Loro hanno una cultura giustizialista finché non vengono colpiti da alcune vicende, nel cui caso diventano garantisti. Però credo che dopo aver avuto i grillini al governo, gli italiani siano in qualche modo vaccinati, hanno capito, provandolo sulla propria pelle, che affidare il Paese a dei populisti significa farlo deragliare, sia dal punto di vista dei conti pubblici che da quello dei valori fondanti del nostro stare insieme come comunità”.


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