Attualità

Giusppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi: condottiero e don Giovanni

di Redazione -


di GIANLUCA GIOÈ – Il 30 luglio 2024, presso l’affascinante borgo medievale di Saludecio, in provincia di Rimini, l’ingegnere Francesco Garibaldi-Hibert, presidente dell’Associazione Nazionale “Giuseppe Garibaldi” , diretto discendente dell’eroe dei due mondi e della moglie Anita, ha partecipato al fitto programma dell’evento “Garibaldi: l’eroe dei due mondi”, tra musiche ottocentesche, conferenze ed una mostra permanente allestita in onore del grande generale, con una strepitosa collezione di “reperti” della memoria provenienti da ogni parte del globo e tutti legati ai diversi momenti della vita dell’eroe risorgimentale. Si tratta certamente di un italiano, il cui nome riecheggia in ogni parte del mondo, le sue gesta in patria e oltreoceano hanno contribuito ad alimentarne il mito e a proiettare un alone di leggenda attorno ad una figura eccezionale. Meno nota è la sua sfera privata ed il suo rapporto con il mondo femminile.

Il generale scolpì parole indelebili nel firmamento delle più belle definizioni sulla donna: “la più perfetta delle creature uscite dalla mente di Dio”. Ricco di fascino è l’epistolario contenente scambi d’amorosi sensi tra Giuseppe e le sue corrispondenti. L’eroe dei due mondi scrive in un periodo compreso tra il 1848 e il 1875, tra i 41 e i 68 anni d’età, tra la maturità e la vecchiaia. Più intensi si faranno i carteggi tra il 1855 ed il 1859, nel delicato frangente coincidente con il periodo di esilio forzato a Caprera. La passione civile e politica di Giuseppe fu tanto forte da lasciare tracce anche nella sfera privata: nelle sue lettere si lascia spesso prendere la mano nel trattare argomenti incentrati sulle sue imprese militari, sulla battaglia di libertà che condivideva col popolo greco o ungherese, su quanto valore vi fosse stato nel tragico epilogo della vita di Goffredo Mameli, sulle delusioni della sua vita da parlamentare che lo portarono alle dimissioni nel 1868 dal Parlamento di Torino (che fu, com’è noto, la prima capitale d’Italia). Emergono anche doglianze sull’età che avanza, preoccupazioni per i figli, paure legate all’isolamento cui era costretto. La natura dell’eroe faceva spesso capolino tra le righe appassionate dell’uomo.

Il sentimento più incline al vero amore Garibaldi l’aveva nutrito per la giovane brasiliana Anita Riveira, conosciuta quando la donna aveva 18 anni. Anita non aveva esitato ad interrompere la relazione col marito per seguire Giuseppe nelle sue imprese militari, condividendo col suo uomo travagli e pericoli per ben 10 anni fino alla tragica morte, nel 1849, mentre l’eroe era in cammino verso Ravenna travestito da contadino per evitare l’assalto delle guardie austriache (nel 1859 la salma di Anita fu traslata a Nizza e sepolta accanto a quella della madre di Garibaldi). A differenza delle altre donne, Anita fu molto gelosa del suo uomo, che con lei ebbe i figli Menotti, Tita e Ricciotti. Da alcune lettere scritte tra il 10 marzo 1848 e il 30 giugno 1849, traspare il rapporto stretto con la moglie, cui Garibaldi raccomanda le cure per l’anziana madre: “Tu avrai cura della mia povera vecchia per amor mio. Le farai dimenticare le preoccupazioni ed i malanni che la vecchiaia le cagiona”.

È da dire che i rapporti di forza si invertono nel campo amoroso: Garibaldi perde la facies di eroe “che assale” per assumere i panni dell’assediato. Molto nutrito e socialmente variegato fu infatti lo stuolo di donne che rimasero fatalmente affascinate dal carisma magnetico di un uomo le cui gesta erano ormai note al mondo, che ne aveva saputo ammirare l’indomito eroismo. La fama di Giuseppe aveva eco internazionale e attorno a lui gravitava una persistente aura di sacralità che ne faceva un divo da red carpet. Ma non fu solo Anita ad occupare il cuore e l’attenzione di Giuseppe che, dopo la dipartita dell’amata moglie, spese non poco tempo a rispondere alle migliaia di missive che giungevano al suo indirizzo: non si risparmiava nei complimenti e nell’inviare alle ammiratrici suoi ritratti, ritagli di camicia rossa e ciocche di capelli come gentile dono di una parte di sé, tanto che una volta fu costretto a rispondere a Lady Shaftesbury: “Nobile Lady, i miei capelli crescono e non appena potrò tagliarmeli ve li manderò”. Particolare fu il rapporto con Emma Roberts, una vedova dell’alta società che, dopo la rottura, mantenne buoni rapporti con Giuseppe, allietando il suo soggiorno a Caprera, inviando piante e semi per la coltivazione del suo campo. La contadina Battistina Ravello, figlia di un marinaio, seppe lenire in presenza le sofferenze legate al suo soggiorno forzato nell’isola della segregazione coatta. Fu proprio da questa donna che nacque una bambina di nome Anita… Garibaldi, la cui figura d’eroe non rimase mai disgiunta dall’uomo passionale, offre, attraverso la lettura del suo epistolario, un autentico spaccato intimistico, fornisce inoltre l’inconfutabile prova che la storia dell’umanità coincide con la storia dell’emozioni e dei sentimenti dei suoi protagonisti.


Torna alle notizie in home