Economia

Non solo energia, gli affari di Giorgia d’Arabia

di Giovanni Vasso -


Giorgia d’Arabia torna da Al-Ula con in tasca intese, alleanze e accordi per dieci miliardi di euro. La missione della premier in Arabia Saudita, però, non va ridotta alla nuda contabilità degli affari ma andrebbe vista nell’ottica dello sviluppo degli interessi internazionali e interni: “Sono accordi che costituiscono piattaforme su cui costruire insieme ulteriori opportunità”, ha spiegato Meloni. Che, di fronte alle urgenze pressanti dell’energia e per dare più valore al piano Mattei e alla strategia italiana in Africa e nella regione mediorientale, ha deciso di investire nella scelta di “normalizzare i rapporti” e in quella di imboccare la via della realpolitik discutendo con una potenza (vera) dell’area che ambisce a crescere ancora di più.

L’intesa tra Italia e Arabia Saudita s’è concretizzata, come ha spiegato proprio Giorgia Meloni, “nelle materie prioritarie” individuate in “energia, difesa, l’impulso agli investimenti reciproci e all’archeologia”. Cinque accordi rientrano pienamente nell’alveo del Piano Mattei. Cassa Depositi e Prestiti ha sottoscritto due intese. La prima con il Saudi Fund for Development e la seconda con Acwa Power. Obiettivo di entrambi gli accordi è quello di instaurare una collaborazione finalizzata alla promozione di progetti in Africa, dall’energia fino alla desalinizzazione per il recupero di risorse idriche utili all’agricoltura. Particolarmente ricco il carnet d’accordi sottoscritto da Sace. Che ha annunciato di aver ottenuto un’intesa con Saudi Electricity Company finalizzata a “esplorare opportunità per fornire garanzie creditizie” nell’ambito di “nuovi progetti sostenibili legati allo sviluppo del sistema elettrico saudita”. Due memorandum invece con Acwa Power: il primo per cercare nuovi “progetti di energia rinnovabile e un interesse condiviso a collaborare su iniziative in Africa e Asia centrale” fondati su “una linea di credito per sostenere i progetti green di Acwa Power in Asia centrale e facilitare l’esportazione di aziende italiane secondo il mandato di Sace”. In questo contesto, Sace si è impegnata a fornire “una linea di credito di 100 milioni di dollari ad Acwa Power in cambio dell’impegno a creare opportunità di business match con aziende italiane nelle rispettive aree di interesse”. L’altro accordo, che da solo vale mezzo miliardo, ha “l’obiettivo di agevolare le esportazioni dall’Italia e promuovere l’internazionalizzazione delle imprese italiane, comprese le piccole e medie imprese”. Acwa Power e Sace, inoltre, fanno sapere di “condividere un interesse comune per progetti sostenibili e rinnovabili, con un focus globale che comprende opportunità in tutte le regioni, compresi progetti nel continente africano e nella regione della Csi”. Sace, infine, s’è alleata con Badea, Banca Araba per lo Sviluppo Economico in Africa, per  una cooperazione “nell’ambito del Piano Mattei per l’Africa, in particolare nei paesi target”. Ma l’accordo più importante, dal punto di vista economico, riguarda Neom e vede Sace garantire “un finanziamento multi-currency del valore complessivo di 3 miliardi di dollari reso disponibile da un pool di nove banche internazionali per aprire nuove opportunità di export per Pmi e filiere italiane in diversi settori e comparti funzionali ai progetti di Neom come infrastrutture, sviluppo urbano, edilizia e trasporti ferroviari, stradali e marittimi”. Vale, da solo, tre miliardi di dollari e coinvolge Hsbc, Banco Bilbao Vizcaya Argentaria, Bank of China, Crédit Agricole Cib, Agricultural Bank of China, Citibank N.A., China Construction Bank, Jp Morgan Chase Bank and Bank of America.

Roberto Cingolani, ad Leonardo, ha ragionato dei rapporti con Riyadh: “Loro vogliono far crescere una filiera nel settore delle tecnologie aeronautiche e aerospazio: a noi interessa molto, non è semplicemente il rapporto commerciale. Qui bisogna cominciare a fare delle filiere industriali e quindi per Leonardo è molto attraente l’idea di portare qui delle filiere di costruzione del settore aeronautico e poi, sulla base di questa collaborazione che fa crescere qua una vera e propria cultura industriale, stringere delle collaborazioni industriali di lungo termine, non semplicemente commerciali”. Detta ancora più chiara: i sauditi vogliono entrare nel Global Combat Air programme e Cingolani non si tira indietro: “Interesse molto concreto, lo stiamo trattando veramente”.

Infine c’è l’intesa su Pompei e sulla cultura. Meloni s’è portata dall’Arabia l’impegno della Royal Commission for Al-Ula finalizzata a rafforzare “la cooperazione nei settori dell’ archeologia e della valorizzazione del patrimonio culturale, con particolare attenzione alle politiche di conservazione, manutenzione, gestione, promozione dell’accessibilità e sviluppo di competenze nei musei e nei luoghi della cultura”.


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